Paola Setti
La Regione cambia casa a chi vive sotto un ponte. Diceva anni fa Graziano Mazzarello, allora assessore ai Trasporti, oggi deputato Ds, che «raddrizzeremo la Serravalle». Non se n’è più saputo nulla, ma era la campagna elettorale. Adesso che le elezioni il centrosinistra le ha vinte, nuovo assessore nuovi sogni. Il progetto è semplice solo a dirsi: consentire di trovare una nuova sistemazione a chi abita sotto un viadotto dell’autostrada e periodicamente si vede piombare in testa auto, camion, pezzi di veicoli o materiale di trasporto.
Verrebbe da ridere se non fosse che la questione è maledettamente seria. È di pochi giorni fa il tragico incidente sul viadotto di Voltri, costato la vita a quattro persone precipitate con gli automezzi dall’autostrada a pochissima distanza da un’abitazione. Parte proprio da lì, il tavolo che la giunta guidata da Claudio Burlando ha deciso di attivare con i responsabili delle società concessionarie autostradali. Chiederà maggiore sicurezza, i new jersey dappertutto per favore, e là dove le protezioni già ci sono che vengano rafforzate. C’è anche il problema del rumore, serve un’intensificazione delle barriere di insonorizzazione. E poi ecco la trovata inedita: delocalizzare gli alloggi nelle zone a rischio caduta. L’assessore ai Trasporti, Luigi Merlo, ieri ha scritto a tutte le Province affinché segnalino quali sono, sul loro territorio, i casi più eclatanti. «Ci sembra una risposta doverosa all’intensificarsi degli incidenti e al progressivo diffondersi dell’allarme tra la popolazione» dice Burlando. Anche ieri un Tir in fiamme sulla A10 ha provocato 15 chilometri di coda tra Savona e Finale Ligure verso la Francia. Al termine della ricognizione, che prenderà il via dopo l’estate nelle zone agricole, le più a rischio, i cittadini potranno scegliere se restare o andare. Chi paga? «Secondo noi devono pagare le concessionarie autostradali - avverte Merlo -. Se poi servirà un’integrazione la Regione valuterà il da farsi». Nessuno sarà obbligato a cambiar casa se non vuole, ovvio. Ancora più ovvio, nessuno potrà cambiarla per meri motivi estetici. «È chiaro che per avere diritto all’indennità per l’acquisto di un nuovo alloggio dovrà essere riscontrata una oggettiva situazione di pericolo» precisa l’assessore. Lui si dice certo che non saranno moltissime, le persone in fuga dai viadotti.
Epperò: 250, 300 famiglie dovranno essere senza dubbio spostate in quel di Voltri. Perché la Regione ha deciso di rifare il ponte Morandi. L’idea è di buttarlo giù e ricostruirlo, anzi il contrario, ricostruirlo e poi buttarlo giù. «Tramontata l’ipotesi del tracciato in sub-alveo del Polcevera, la soluzione che abbiamo individuato è rifare il viadotto - spiega Merlo -. Naturalmente però, se lo abbattessimo e solo dopo lo ricostruissimo condanneremmo la Liguria a restare isolata per anni». Quindi. L’agibilità del ponte verrà mantenuta ma nel frattempo ne verrà costruito uno nuovo. Forse a fianco, più probabilmente sotto, più basso, e pazienza per i timpani di chi abita nei dintorni. La Regione, con Provincia e Comune, ha già ottenuto la disponibilità del ministero delle Infrastrutture a lavorare, con Anas e Autostrade, sul nuovo tracciato.
Il quale tracciato, per la cronaca, annulla in un sol colpo lunghi di anni di progettazioni, riunioni fra enti locali, confronti-scontri con la popolazione, incontri romani fra tecnici, istituzioni e governo. In principio fu la bretella autostradale, quella che nel 1990 lo stesso Burlando riuscì a boicottare portando in piazza centinaia di cittadini inferociti. Poi venne l’era della gronda bassa. Quindi arrivò la gronda alta. Adesso si ricomincia. «Questa sarà una gronda bassa ma diversa dalla precedente - annuncia Merlo -. Il percorso politico prevede il collegamento con il nuovo tunnel portuale. Il tracciato geografico tutelerà di più la val Chiaravagna, sarà più delicato su Voltri e poco invasivo sui centri abitati».
Rifondazione comunista e Verdi hanno già ringhiato il loro malumore per non essere stati informati e tantomeno consultati sulla nuova ipotesi e sull’intesa con il ministro Pietro Lunardi. tanto più che «non c’è stato il confronto promesso con i cittadini».
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