Cultura e Spettacoli

Burton: «Per la Sposa cadavere ci son voluti dieci anni di lavoro»

Maurizio Cabona

da Venezia

Un generale spagnolo vinse la guerra civile al grido: «Viva la muerte!». Un regista americano come Tim Burton escogita - parafrasi dello slogan «Better dead than red» («Meglio morto che rosso») - «Better dead than alive» («Meglio morto che vivo»).
È dunque un necrofilo il cinquantenne Burton? Marginalmente. Essenzialmente è un misantropo. Occorre risalire alla sua infanzia per capirlo. Chi ne vuole un quadretto sotto metafora, veda il suo Edward mani di forbice, protagonista Johnny Depp, lo stesso che dà ora la voce al personaggio maschile della Sposa cadavere.
Questo film, da Burton diretto con Mike Johnson, è stato ieri presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia. Fra tanti attori di altri film che sembrano pupazzoni, qui abbiamo pupazzoni che si muovono da attori e parlano con le loro voci (Helena Bonham-Carter in Burton è la sposa morta, Emily Watson la sposa viva che gli contende il personaggio di Depp). Ne deriva un film senza pecche: dura poco; unisce a un soggetto insolito - tratto dalla tradizione russa ma ambientato a Londra - dialoghi corrosivi; volge paura e orrore in ironia e sarcasmo.
L’angolazione macabra è comunque tipica di Burton, se già in Nightmare Before Christmas («Incubo prima di Natale», 1993) il protagonista era uno scheletro. Nella Sposa cadavere lei non solo è morta, ma anche frolla (perde ogni tanto il bulbo oculare destro, lasciando intravvedere il verme intrufolatosi nel cranio). Ma i vivi sono moralmente più decomposti. E i morti, se non vivi, son vivaci.
Signor Burton, lei acuisce la sua diversità. Americano a Londra, si sente un «lupo mannaro»?
«No, anzi. A Londra, dove vivo con Helena, ho avuto meno problemi di adattamento di quanti ne avessi in California».
Dal sole alla pioggia...
«...Amo molto la pioggia».
Fra meno di due mesi sarà Halloween.
«Legata com’è al cambio di stagione, preferisco questa festa al Natale».
I colori della terra dei morti sono vividi; (s)morti quelli della terra dei vivi!
«Volutamente. Il gusto della vita si trova del tutto solo quando la vita se n’è andata».
L’architettura dei morti è ispirata da...
«...Dalle creazioni dell’architetto Gaudí».
Fra i morti umani, anche morti animali.
«I cani vivono meno di noi e ho dovuto seppellirne alcuni. Raffigurarli è stato riunirmi a loro».
Le avranno detto che i suoi film sono cupi.
«Hanno anche cercato di cambiarmeli o semplicemente di non farmeli girare».
La musica di Danny Elfman è stata scritta prima del film?
«Sì, per poterla sincronizzare coi movimenti dei personaggi».
Quanti anni occorrono per un’ora e un quarto di stop motion?
«Dalla scrittura alla realizzazione della Sposa cadavere sono passati dieci anni».
Perché questa fedeltà alla estenuante stop motion (i pupazzoni animati)?
«Per poter toccare i personaggi, per farli muovere nel loro mondo. Il mio è molto più simile a un film normale che a quelli d’animazione al computer».
Velocità di lavorazione?
«Due metri di pellicola al giorno (normalmente per un film servono chilometri di pellicola - Ndr)».


È costato molto?
«Girando a Londra, lavorare coi pupazzi e la macchina da presa digitale costa i due terzi di meno di quel costa (tanto tanto - Ndr) un medio film d’animazione al computer a Hollywood».

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