
Antonio Cabrini, 68 anni, è uno dei più grandi terzini sinistri della storia del calcio italiano. Nella Juve ha vinto tutto: sei scudetti, due coppe Italia, coppa dei Campioni, coppa intercontinentale. Con la nazionale si è laureato campione del mondo nel 1982.
Cabrini, come sta?
"In un letto d'ospedale. Mi sono operato ieri. Protesi alle ginocchia. Sono le conseguenze di tanti anni di calcio. Alla fine il calcio presenta sempre il conto".
Se non avesse fatto il calciatore lei cosa avrebbe fatto?
"L'agricoltore. Mio padre me lo diceva sempre: braccia sottratte all'agricoltura giocavo nella Cascìna. Che era la squadra dell'azienda agricola della mia famiglia".
A che età ha fatto il salto?
"Finite le medie. Nel paese dove vivevamo, Casalbuttano, non c'erano le scuole superiori. Sono andato a vivere da mia nonna a Cremona, e lì a 13 anni ho fatto il provino con la Cremonese. Un giorno ho preso e sono andato al campo. C'era anche Cesare Prandelli. Ero così emozionato che mi sono sbagliato a vestirmi e mi sono presentato con una divisa da basket".
E che le hanno detto?
"Tutti a ridere".
Chi le ha fatto il test?
"C'era questo allenatore, babbo Nolli lo chiamavano, ma si chiamava Ivano. Mi ero presentato come ala sinistra. Un giorno mi chiamò: Mi manca l'undicesimo, vuoi giocare? Risposi di sì. Lui mi disse: Mettiti dietro, fai il terzino sinistro. Così sono diventato Cabrini".
Esordio in A ?
"18 anni, con la Juventus".
Da ragazzino per chi tifava?
"Ero milanista. Mi piaceva Pierino Prati, perché giocava coi calzettoni giù".
Alla Juve?
"13 anni meravigliosi".
Che rapporto ha avuto con Gianni Agnelli?
"Quando la Juve stava per portare Vialli dalla Cremonese mi chiese di incontrare Vialli a casa mia a Cremona. Ci incontrammo lì da me, ma poi non se ne fece niente. Vialli andò alla Samp".
Boniperti?
"Era un presidente ma era anche un ex calciatore che aveva giocato 440 partite con la Juve E non gliene raccontavi...".
Lei quante partite ha giocato nella Juve?
"440 anch'io".
Il primo incontro con Boniperti?
"Arrivo a 18 anni a Torino e vado in ritiro a Villar Perosa. Lui si presenta la domenica alle 8 e mezzo del mattino. Nel pomeriggio aveva fatto firmare i contratti a 19 giocatori.
Il suo contratto?
"Mi guardò e mi chiese: Ma tu sei qui per arrivare secondo o per arrivare primo? Io balbettai un po'. Lui mi disse: Se sei qui per arrivare secondo, quella è la porta".
Bell'impatto. E il contratto?
"Niente. Dopo qualche battuta mi disse: Ok, benissimo. Puoi andare. Firma qui. Mi fece firmare in bianco per tre anni. Lo firmai".
Era generoso...
"Si. Nel 1986 sono alla Juve, Dopo tre partite mi spacco il crociato. Presidente cosa facciamo? Io gioco col crociato rotto. E lui mi dice: Bravo. Un tutore d'acciaio con una ginocchiera che lo nascondeva, e gioco così tutto il campionato. All'ultima partita faccio gol alla Fiorentina. Poi il ginocchio se ne va da una parte e la gamba dall'altra. E allora mi faccio operare. Lui mi viene a trovare in ospedale, tira fuori dalla giacca un pezzo di carta e mi dice: Questo è il tuo contratto per l'anno prossimo. Non mi importa se giocherai o non giocherai. Il contratto è qui. L'ho firmato in bianco, la cifra mettila tu Ti sei fidato di me, ora mi fido di te"
Ha conosciuto Pertini?
"Simpaticissimo. Finita la partita del mondiale '82 vado da lui, lo abbraccio e gli dico: Scusi per quel rigore sbagliato. Lui fa un gesto con la mano: Ma dai, può succedere, i rigori li sbagliano tutti".
Lei si occupa di politica?
"La seguo a distanza, mi piace tantissimo la Meloni".
Cosa le piace di Giorgia Meloni?
"Che parla chiaro. E ha la capacità di smentire coi fatti ogni volta chi la critica".
E in politica chi altro le piace?
"Quelli che vanno dritti all'obiettivo. Quelli che dicono: se un ladro entra a casa mia ho tutto il diritto di difendermi e se succede qualcosa al ladro, è colpa sua. Non li posso sentire quelli che dicono: ah, poverini O quelli che difendono le donne rom che fanno sedici figli apposta per non andare in galera. È assurdo".
Lei non ama il buonismo?
"Il buonismo della sinistra. Uff Quando c'è lì la capa, in tv, la Schlein, o Conte Fin quando ci saranno questi soggetti qui, Meloni può dormire sonni sereni".
La sua vittoria più bella?
"Sono tre. La seconda è il mondiale. La prima è stata il trofeo Albertoni, si giocava con tutte le giovanili. La terza è l'intercontinentale con la Juve a Tokyo"
La grande delusione?
"Torno dai mondiali vinti, riprendo con la Juve. Trapattoni fa la formazione e la detta: allora si davano i numeri di maglia fissi secondo i ruoli: Zoff, Gentile.Cabrini non c'è. Cabrini è numero 14. Tremendo. Dopo qualche settimana mi sono innervosito. Ho preso Trapattoni da parte e gli ho chiesto: perché non mi fa giocare?".
E lui?
"Mi ha chiesto: Secondo te, tu sei lo stesso giocatore dello scorso anno?".
E lei?
"Ci ho pensato, Aveva ragione. Mi sono concentrato e mi sono detto: da ora in poi tu non sarai mai più una riserva nella Juventus. Dovrei giocare tutte le partite della Juve. E così è stato".
Cosa era successo?
"Mi ero montato la testa. Al ristorante non ti facevano pagare il conto, se non c'era posto in aereo tiravano giù un passeggero che aveva pagato il biglietto".
Tornò in forma?
"Una volta Trapattoni mi chiese: Antonio, quanto è lungo il campo? Io risposi: 110 metri. Bene - mi disse - tu sei un terzino fluidificante, quanti metri fai? Io risposi, beh, ne farò cento. E lui mi disse: il giorno che troverai uno che ne fa 101 tu sei finito".
Il fatto di essere bello ha contribuito ad obnubilarle il cervello?
"No. Ho avuto delle donne bellissime. Però devo dire una cosa: se c'era un evento sportivo in vista, anche se mi fosse capitata miss Mondo le avrei detto: mi dispiace, un'altra volta".
Non le pesava la sua bellezza?
"Mi chiamavano Bell'antonio, mi dava fastidio. Alla fine mi sono arreso e ho dovuto cavalcare questo brand. Se un nemico non lo puoi battere te lo rendi amico"