RomaUil e Cisl tendono la mano a Sergio Marchionne. Nei giorni scorsi lamministratore delegato della Fiat aveva lamentato le pressioni e «il tiro al bersaglio contro la nostra azienda» da parte di politici e sindacalisti. Ieri, a margine delle commemorazioni di Ezio Tarantelli - economista ucciso 25 anni fa dalle Br - due pezzi importanti del sindacalismo italiano hanno, di fatto, raccolto il messaggio di Marchionne, pur mantenendo ferme le posizioni sulla trattativa. E quindi la difesa dei posti di lavoro.
In particolare Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, che ha direttamente dato «ragione» al manager, riconoscendo «un certo accanimento nel parlare male della Fiat». Angeletti si riferisce in particolare alle anticipazioni date da un quotidiano, che parlavano di 5mila esuberi. Vista la successiva smentita «o Marchionne ha detto una clamorosa bugia - ha aggiunto Angeletti - oppure è veramente stato un tiro al bersaglio. Unoperazione di allarmismo per rappresentare una scelta della Fiat, che non corrisponde alla verità».
Nei giorni scorsi anche i metalmeccanici della Uil, per bocca del segretario generale Rocco Palombella, avevano espresso dubbi sulle coincidenze delle indiscrezioni. Anche perché, a corredo delle indiscrezioni sul piano Fiat, cera unintervista ad un sindacalista della Fiom-Cgil. «Evidentemente la Fiom ha delle indiscrezioni che la Uilm non ha», aveva concluso il sindacalista Uil.
Angeletti ce lha anche con chi dice che la Fiat ha preso troppi aiuti di Stato. «Molti meno - osserva - di quelli che i governi tedesco, francese e ora anche statunitense, hanno dato alle loro industrie. Semmai cè da interrogarsi sul ruolo della Fiat nellimpedire ad aziende straniere di produrre in Italia». Infine gli «atteggiamenti irrazionali» di chi dice che la Fiat non fa abbastanza per lItalia e poi non fa i conti con il fatto «che due italiani su tre non comprano auto Fiat».
Il leader della Cisl Raffaele Bonanni invita Marchionne a distinguere tra sindacati. «Siamo sempre stati a fianco della Fiat. Non vorrei che alla prima critica che gli si fa, dopo tanti elogi, cancelli tutti i riconoscimenti. E il manager «fa male a parlare genericamente». Mentre il segretario della Cgil Guglielmo Epifani attacca: «Lunico tiro al bersaglio è sui lavoratori».
Differenze che non sono solo nei toni quelle tra i tre principali sindacati. E di fronte alle quali il governo cerca di tenere i toni bassi. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha auspicato «una paziente ricerca di un punto di incontro fra governo e parti sociali sulla Fiat».
Le tre confederazioni sono alla ricerca di una linea comune sulla riforma fiscale che, ha sottolineato di nuovo Sacconi, sarà però un processo graduale e faticoso. Perché le finanze pubbliche non possono risentirne. E anche perché andrà evitato un «impianto ideologico».
Allo stesso tempo il ministro ha rilanciato la sfida dello «Statuto dei lavori».
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