Cultura e Spettacoli

C’era una volta... la scienza cognitiva

Nei romanzi destinati ad adolescenti e bambini, alla Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi che si apre a Bologna lunedì prossimo 28 marzo grandi e nuovi spazi si aprono sul regno del fantastico. I nuovi orizzonti del genere s’insinuano negli abissi della psiche, si servono dei più recenti strumenti tecnologici, ricorrono alle più spettacolari scoperte della biotecnologia, si affidano alla sperimentazione scientifica avanzata.
Questi mondi non sono abitati da persone esclusivamente buone o cattive secondo le norme convenzionali di peccato o virtù, bensì da individui normali, come il dottor Robert Warren, fisico nucleare, protagonista dell’insolito romanzo di Guido Sgardoli, The frozen boy (San Paolo), ambientato in un laboratorio della Groenlandia dove «il freddo bianco e accecante» inghiotte anche le notti rendendole pallide fotocopie del giorno. Amante della solitudine, Robert è un uomo introverso e infelice il cui «io scostante» disorienta le persone che lo avvicinano; inoltre un lacerante rimorso lo perseguita: l’aver contribuito alla realizzazione delle bombe atomiche che hanno distrutto Hiroshima e Nagasaki. Ma avviene qualcosa di incredibile che lo riavvicina alla vita. Scopre un bambino di un’altra epoca ibernato in una lastra di ghiaccio. Il bambino si sveglia e parla in lingua gaelica, l’antico irlandese. E qui comincia una delicata ed emozionante avventura.
Anche in Dentro Jenna, di Mary E. Pearson (Giunti, trad. Elena Reggiani) c’è la stessa tendenza a voltare le spalle a una realtà banale, senza sogni, e la volontà di proiettarsi in un futuro conturbante perché lontano dall’illusione e dalla speranza; un territorio inesplorato dove abita un’umanità nuova, costituita da esseri dalla psiche imprecisata, dove gli strumenti tecnobiologici possono non solo risvegliare dal coma, ma anche rivestire una ragazzina di 17 anni di abiti e abitudini umane ricostruendole quasi completamente il cervello. Ma qualcosa manca, a Jenna: la memoria, la sua vita precedente. E non la consola avere «un’aspettativa di vita tra due e duecento anni»; si sente un «mostro artificiale». Da lì comincia un’estenuante ricerca di se stessa a un ritmo incalzante con i contorni del più accattivante mistero.
Da segnalare anche il viaggio di Teodora, «la bambina mai annegata», narrato da Michelle Lovric ne Il grimorio di Venezia (Salani, trad. M.C. Scotto di Santillo). L’autrice ci lascia in sospeso in una Venezia notturna che nasconde una città segreta, popolata di spettri e gentiluomini decisi a portare a termine le loro imprese delittuose. Ma nello spazio illimitato della sua immaginazione non c’è niente di bizzarro neppure le sirene.

Solo la connotazione di una condizione umana sempre più complessa e disumana.

Commenti