Cultura e Spettacoli

«C'è del marcio in Inghilterra». In un libro il declino del Regno Unito

Niente più humour raffinato, classe, eleganza, distacco: tutto seppellito dai segni innegabili della crisi economica, dallo strapotere della peggiore televisione, degli scandali della politica, dell'informazione, e ovviamente, della Corona

Niente più humour raffinato, classe, eleganza, distacco: tutto seppellito dai segni innegabili della crisi economica, dallo strapotere della peggiore televisione, degli scandali della politica, dell'informazione, e ovviamente, della Corona. Per la giornalista e scrittrice Gaia Servadio, del prestigio politico, sociale e culturale del Regno Unito al giorno d'oggi è rimasto ben poco. Una debacle, che in 'C'è del marcio in Inghilterrà, è raccontata in capitoli/ritratti, che ripercorrono principalmente gli ultimi trent'anni, con incursioni anche molto più indietro, come sull'amore Edoardo VIII-Wallis Simpson, o il misterioso viaggio del delfino di Hitler, Rudolf Hess, in Gran Bretagna, durante la II guerra Mondiale. Ad aprire l'eterogenea galleria di personaggi è Jade Goody, proletaria londinese diventata una criticatissima 'celeb' grazie al Grande Fratello e morta come un'eroina dei media, avendo accettato, dopo aver saputo di avere un tumore incurabile, di essere ripresa costantemente nei suoi ultimi mesi, per garantire così un futuro economico sicuro ai suoi figli. Tanti i politici acutamente raccontati in tutte le loro piccolezze (pubbliche e private), come la signora di ferrò Margareth Thatcher, secondo cui «i deboli non esistevano e non dovevano esistere. Erano sanguisughe che bevevano il sangue dello Stato. Solo chi era in grado di fare soldi poteva gestire il potere». Ma si parla anche di Tony Blair, dalla sua tentazione di presidenzialismo dopo la morte di Diana, all'aver alimentato le menzogne sulla presenza di armi nucleari in Iraq per portare il Paese in guerra. Evento cui viene legata anche la storia della misteriosa morte, nel 2003, di David Kelly, scienziato che aveva puntato il dito contro quelle bugie. L'autrice, tracciando un percorso fra le diverse sfere della società, che arriva fino ai fatti più recenti, come la fine poco gloriosa del tabloid News of the world, identifica fra le cause del declino della 'Great Britain' il trionfo costante e crescente del 'Bruttò, dalla moda di Vivienne Westwood a una televisione volgare; lo 'spin' selvaggio, cioè la macchina pubblicitaria con cui si fabbricano personaggi e celebrità in ogni campo, dalla politica allo spettacolo, e se ne distruggono altre, a seconda delle necessità; il trionfo, ormai dalle proporzioni ridicole, del politicamente corretto. Prevedibilmente non manca un ampio numero di pagine dedicate alla famiglia reale: da Carlo, segnato dalla sua mancanza di carisma, a Diana, giudicata una Cenerentola moderna e una grande manipolatrice mediatica, «un'eroina del nostro tempo quindi già dimenticata. Difatti il cenotafio che il fratello le aveva dedicato nel parco della casa avita non vende ormai che pochi biglietti, i torpedoni arrivano e partono semivuoti». Per la Servadio quando Elisabetta morirà «lascerà il paese in lacrime.

Il rimpianto non sarà tanto per lei ma per quello che è stata l'Inghilterra, e quanto è andato irrimediabilmente perduto».

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