nostro inviato a Firenze
Denver-Colorado è molto lontana dalla Fortezza da Basso, anche se lì cè Walter (e pure Francesco Rutelli, Lapo Pistelli, Gianni Vernetti).
Obama è molto glamour, e magari qualcuno, pure nel Pd, comincia a sognare un candidato premier nero (donna è più difficile, pure da noi) da contrapporre la prossima volta a Silvio Berlusconi. Ma qui cè Crozza che si esibisce e, messi davanti alla scelta tra i due (Barack e il comico nostrano) i frequentatori della Festa democratica, militanti o simpatizzanti del Pd, non hanno avuto dubbi: meglio Crozza. Scelta magari masochistica, perché lui non ne ha risparmiata una al partito di Veltroni (un esempio? «ha fatto più danni lui in otto mesi che la Cia e Licio Gelli messi insieme»), mentre Obama il Pd e le sue varie sfighe non li ha mai citati, in unora di discorso della corona. Ma tantè: allArena spettacoli, un posto 15 euro, cera il pienone. Mentre la «Serata Denver» ottimisticamente organizzata alla Festa democratica (italiana) per seguire in diretta, e in contemporanea con Walter, la rutilante conclusione della Convention democratica (americana), è stata un po un flop. Nonostante la spaghettata offerta verso luna di notte da Generazione democratica (i giovani del Pd, dove sono confluiti orfani della Fgci e della gioventù Dc), con tanto di doppia portata: vermicelli aglio&olio e penne alla pecora, nutriente specialità locale.
A mangiare erano in qualche decina, compresi dirigenti di peso come il capo dellOrganizzazione, lex ministro Beppe Fioroni, il presidente della provincia di Firenze, il giovane Matteo Renzi (aspirante sindaco) e il segretario toscano del Pd Andrea Manciulli. E poi qualche vip reduce dai dibattiti serali: il regista Paolo Virzì, lattore Ascanio Celestini, il grande vignettista dellUnità Sergio Staino. A guardare il mega-schermo appeso nella libreria della Festa, e collegato via tv satellite con Denver, ce ne erano ancor meno. Quei pochi però hanno potuto seguire gli entusiastici collegamenti telefonici transoceanici, a commento della convention, di Lapo Pistelli, responsabile esteri (e anche lui aspirante sindaco di Firenze). E pure autore di un appassionato Diario da Denver sul suo blog: questo è «uno dei pochi momenti politici rispetto ai quali è un privilegio poter dire io cero».
Cè da dire che il fuso orario non aiutava proprio: otto ore di differenza tra Denver e la Fortezza, col risultato che quando Obama ha preso la parola qui erano le tre passate della notte, e alla Festa avevano già sbaraccato tutto da un pezzo.
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