«C’è persino un consigliere regionale...»

Massimo Corsaro, vicepresidente del Pdl lombardo, ha trascorso tutta la domenica a scartabellare tra firme e autentiche del suo partito e del Pd. Il risultato è un dossier consegnato a candidati e dirigenti, «perché sappiano che siamo vittime di un sopruso».
È ottimista sulla definitiva pronuncia del Tar?
«Certamente. E adesso che il procuratore Bruti Liberati ha anche chiesto l’archiviazione della denuncia penale, si comincia la campagna elettorale vera».
Perché ha raccolto tutto questo materiale sulla lista Penati? Pensate di presentare un ricorso?
«No, siamo contrari a questo modo di far politica. Ho voluto solo evidenziare una situazione generale di strabismo politico, per cui ciò che per noi è stato considerato erroneamente illegittimo, per Penati è andato bene. Io non contesto Penati, sono sicuro che si è comportato bene chi ha controllato le sue firme».
L’ha colpita qualche caso in particolare?
«Mi ha colpito che siano andati a spaccare il capello in quattro nelle nostre firme, mentre in quelle di Penati non l’hanno fatto! Eppure tra i loro moduli ce n’è addirittura uno autenticato da un consigliere regionale, che non può autenticare! Sono certo della buona fede del consigliere, ma mi stupisce che a noi abbiano cercato di strappare 300 firme, mentre con loro non si sono accorti di cose macroscopiche».
Qualcosa per cui vuol chiedere scusa? La prossima volta presenterete le liste prima?
«Chiede scusa chi sa di aver commesso errori. Noi già con la prima sentenza del Tar, e siamo convinti anche con la prossima, avremo certificata la correttezza del nostro comportamento. Semmai dovrebbero chiedere scusa altri».
Si riferisce ai politici o ai magistrati?
«A tutti quelli che per cinque giorni hanno creato le condizioni perché gli elettori del centrodestra pensassero che non avrebbero avuto i loro partiti da votare. E mi fermo alla sentenza del Tar, secondo la quale i radicali non avrebbe potuto presentare l’istanza e la commissione centrale non avrebbe dovuto né riceverla né modificare il decreto d’ammissione, che c’era già stato consegnato».
C’è chi sostiene che senza il decreto la lista Formigoni sarebbe fuori.
«È una falsità, tanto è vero che la sentenza non ha mai citato il decreto. Anzi, quando il Tar si è riunito per deliberare, il decreto non era nemmeno stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale».


Come commenta la decisione del Tar del Lazio di escludere il Pdl?
«È un motivo in più per confermare che la decisione del Tar lombardo è stata assunta in serenità e senza alcun condizionamento a causa del decreto legge».

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