C’è un uomo solo in curva: il presidente della squadra

da Roma

Ore 15 di ieri, il pallone torna a rotolare. Tocca alla serie B aprire il weekend calcistico del dopo Catania. Con un decreto legge antiviolenza in più e sei stadi sbarrati al pubblico. Come dire, almeno 50mila persone lasciate fuori dagli impianti per problemi di sicurezza. E secondo un monitoraggio svolto dall’Osservatorio di Milano, c’è stata una minore affluenza di circa 10-12mila spettatori negli stadi rimasti aperti. Colpa di una sacrosanta disaffezione per la tragedia del «Cibali». Insomma regolare afflusso del pubblico, nessun episodio di tensione, nessun mortaretto o petardo scoppiato e qualche striscione di incitamento alle proprie squadre. A far notizia per una volta è stata la normalità.
La «contropartita» bianconera. Due calci al pallone, fuori dallo stadio Menti, dove non sono potuti entrare per sostenere la loro Juve. Così quasi 300 supporter bianconeri, in un piazzale antistante lo stadio di Vicenza, hanno dimostrato pacificamente la passione per il calcio. Pur sapendo dell’impossibilità di trovare biglietti (il Vicenza aveva fatto ritirare i tagliandi spediti a Torino) i tifosi hanno deciso ugualmente di raggiungere la sede della gara. La Questura piemontese aveva avvertito i colleghi veneti dell’arrivo di un gruppo non organizzato di tifosi bianconeri, stimato in circa 500 unità. In realtà poi ne sono arrivati molti meno.
Un uomo solo in curva. Singolare l’iniziativa di Stefano Fantinel e Alfredo Amadei, presidenti di Triestina e Modena. Hanno deciso di seguire la partita non in panchina o in tribuna, ma seduti in segno di solidarietà con gli esclusi, nelle curve generalmente occupate dai tifosi di casa, rimasti fuori dall’impianto. A Trieste, mentre il patron Fantinel sedeva nella curva «Furlan», alcune decine di tifosi all’esterno del «Rocco» hanno gridato qualche slogan contro le porte chiuse e hanno acceso un fumogeno. A Modena, nel giorno del suo debutto da presidente (amaro, vista la débâcle della sua squadra contro l’Albinoleffe) Amadei ha voluto sostenere i giocatori gialloblù dalla curva «Montagnani».
La protesta delle curve. A La Spezia e Rimini, due dei cinque campi aperti al pubblico, si è registrata la protesta dei tifosi di casa. La curva spezzina è rimasta in silenzio per cinque minuti prima della partita col Bologna. Alcuni fischi isolati hanno contestato l’iniziativa. I supporter della curva riminese hanno invece deciso di occupare i posti cinque minuti dopo il fischio d’inizio del match col Genoa. Allo sparuto numero di tifosi ospiti è stato invece richiesto di rimuovere alcuni striscioni. Nessun problema ad Arezzo dove uno striscione ha ricordato un supporter granata morto, né a Crotone (poco più di 6.000 i presenti allo «Scida» a causa della giornata fredda e piovosa, un centinaio da Cesena) dove c’era poca voglia anche di fischiare i calabresi, sconfitti per 2-1. E se a Lecce la pioggia ha tenuto lontani i «curiosi» nei dintorni dello stadio, a Pescara fuori dall’«Adriatico» un centinaio di tifosi, armati di ombrelli e radioline, hanno incitato la squadra con cori che si sono sentiti anche all’interno dell’impianto. A Brescia, invece, una trentina di supporter hanno stazionato di fronte alla gradinata del «Rigamonti» muniti di birra e tranci di pizza. «Un modo per essere vicini alla squadra», commenta uno dei tifosi delle Rondinelle. Ma abruzzesi e lombardi non possono avere rimpianti: si sono persi due 0-0 anonimi.
Note stonate. Non sono mancate anche se su campetti secondari.

A Furnari, in provincia di Messina, due giocatori del Tripi e due dell’Olimpia San Pietro sono rimasti feriti in seguito a una rissa scoppiata per l’annullamento di un gol (sarebbe stato pareggio) all’Olimpia. E a Binasco (Pavia) Domenico Minichino, un arbitro di 18 anni al termine di una gara è stato avvicinato e picchiato da un gruppetto di ragazzi.

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