Politica

Caccia aperta all’eurotalpa che vuole incastrare l’Italia

Gli elogi al nostro Paese? Spariti. Le critiche agli altri? Cancellate. C’è una strana fuga di notizie partita da palazzo Berleymont. Dove lavorano molti amici di Prodi

Alessandro M. Caprettini

da Roma

Caccia alla talpa. Anzi, all'avvoltoio. Perché così lo chiamano a Roma al ministero dell'Economia, dove ieri è esplosa la rabbia dopo l'ennesima «fuga di notizie» - chiamata per nome e cognome - sulla situazione economica italiana, attualmente sotto la lente di ingrandimento di Almunia - ex-sindacalista socialista ed attualmente commissario spagnolo responsabile di affari economici e monetari - che potrebbe aprire una procedura d'infrazione contro il nostro governo.
«Non condivisibili e inaccettabili» per lo staff di Siniscalco, le anticipazioni gettate ieri in pasto alla stampa. Ma non si tratta solo di un contrattacco verbale. Dalla capitale italiana è partita anzi, da quanto fanno sapere fonti assai bene informate, una secca richiesta di chiarimento. Troppe volte ormai finiscono ad organi di stampa stesure di documenti molto critici nei confronti dell'Italia che poi - al momento della verifica formale - si scoprono di altro tenore. È accaduto ad esempio pochi mesi fa che un documento in cui c'erano critiche, ma anche parecchi elogi alla nostra politica economica, fosse finito sulle scrivanie di parecchi giornalisti edulcorato ben bene dei passi positivi. Ieri, a quanto pare, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Come si sa è da qualche tempo che Almunia ed i suoi uffici analizzano i dati del nostro bilancio per verificare l'osservanza al patto di stabilità. Martedì prossimo lo studio sarà al vaglio della commissione, ma già da due giorni circola un testo - una prima stesura - che è molto duro nei confronti delle scelte economiche italiane. Vi si legge per esempio che tra il 2003 ed il 2004 si è scavalcato il fatidico 3% di uno 0,1% e si condanna con brusca fermezza questa apertura dei cordoni della borsa. «Come mai non c'è traccia di analogo giudizio critico nelle relazioni che riguardavano la Germania, giunto ad uno sforamento del 3,8% e della Francia col 3,2%?» chiedono polemici da Roma.
E c'è di più e di peggio. Nella bozza fatta circolare ad arte ieri - e che ha sollevato l'ira di Siniscalco - si mette in rilievo l'eccessiva spesa per la pubblica istruzione (salita per via degli aumenti concessi a suo tempo agli insegnanti). Solo che si tratta di un comparto in cui solitamente si giudica con benevolenza il crescere dell'esborso visto il ritorno che ne può derivare. Mentre in questo caso si fa solo cenno al fatto che Roma è andata «ben sopra la media europea». Ancora, nel capitolo relativo alle azioni a lungo termine, si rileva come pur avendo fatto un passo nella giusta direzione, la riforma delle pensioni avrà effetto solo nel 2011. Di qui, nuova secca e dura condanna. Quando nella Ue tutti ci hanno riconosciuto pubblicamente di essere stati i soli a realizzare una profonda riforma strutturale che dovrebbe alleviare il deficit.
E infine, ad aprire il capitolo delle conclusioni, una frase tranchant: «Lo stato delle finanze pubbliche italiane mostra un grande e persistente disavanzo che mal si concilia con politiche fiscali moderate». Intanto un giudizio tutto politico che mal s'attaglia ad un rapporto che doveva incentrarsi sui dati di fatto. E ancora e soprattutto uno schiaffo che a Roma non c'è digerito affatto. Al calor bianco le telefonate arrivate a Bruxelles ieri mattina. E la scoperta che la frase incriminata era già stata «tagliata» dalla prima analisi fatta sempre ieri dagli sherpa che devono rivedere i testi prima di consegnarli alla riunione dei capi di gabinetto dei commissari (lunedì prossimo) che precede l'invio al consiglio.
E dunque qualcuno - l'avvoltoio appunto - aveva sparso in giro un frutto avvelenato, ben sapendo cosa faceva. Ossia danneggiare la maggioranza di Governo a Roma. «Vogliamo sapere chi è», il messaggio partito dal ministero dell'Economia e giunto sul tavolo di almeno 4 commissari. Difficile che a questo punto non si apra una indagine, sia pur coperta da riserbo istruttorio. Del resto è da tempo che notizie riservate e spesso distorte partono da palazzo Berleymont - specie dagli uffici di Almunia dove lavorano anche alcuni italiani che si dicevano vicini a Prodi - con destinazione alcune testate giornalistiche. Poteva essere un vezzo.

Con la situazione economica di oggi, è un atto di sabotaggio.

Commenti