Caccia e ambiente: il modello francese per la gestione del territorio

All'assemblea nazionale di Parigi è stato firmato uno storico accordo tra cacciatori, ambientalisti, organizzazioni agricole e istituzioni. Il presidente Bignon interviene a un convegno organizzato dall'Intergruppo parlamentare italiano Amici del tiro

Salvaguardare l'equilibrio ambientale e tutelare il patrimonio faunistico garantendo, nel contempo, un futuro per la caccia e un'attenzione costante ai problemi dell'agricoltura e alla protezione delle biodiversità. Un'aperta contraddizione? Una palese utopia? Niente di tutto ciò. Tutte queste esigenze possono davvero conciliarsi tra loro se si riesce a impostare un dialogo sereno e senza pregiudizi tra le varie - e spesso contrapposte - componenti interessate che, dopo il momento del confronto, dovranno essere coinvolte nella gestione pratica del territorio. In fondo era proprio questo l'intento della legge 157 del 1992, cioè l'ultima riforma della caccia che istituì gli Atc (ambiti territoriali di caccia) per coinvolgere ambientalisti, cacciatori, agricoltori ed enti locali nella gestione del territorio. A giudicare dai risultati, con un minimo di obiettività e dopo oltre 16 anni di sperimentazione, non si può certo parlare di «successo» della riforma. Eppure nuove speranze sta suscitando la positiva esperienza francese della quale si è parlato ieri nel corso di un convegno svoltosi nella Sala delle Colonne della Camera dei deputati su iniziativa dell'«Intergruppo parlamentare amici del tiro, della caccia e della pesca», presieduto da Luciano Rossi. Ospite d'onore il deputato francese Jerome Bignon, presidente del «Gruppo di studio sulla Caccia» presso l'Assemblea nazionale di Parigi. Bignon ha illustrato, in un appassionato intervento, l'iter che ha portato alla creazione in Francia, per volontà dal ministro transalpino per l'Ambiente, su incarico del premier Sarkozy, di una "Table ronde" tra ecologisti, cacciatori, organizzazioni rurali e pubblica amministrazione, della quale è stato nominato presidente. Dopo numerosi mesi di lavoro e di confronti accesi, alla fine dello scorso mese di luglio è stato siglato uno storico accordo tra le parti sulla gestione del territorio che potrebbe essere un esempio da seguire anche nel nostro Paese o diventare, addirittura, un "modello" a livello europeo. Bignon ha confermato le aspettative e le speranze di quanti hanno a cuore sia l'attività venatoria, sia l'agricoltura e la salvaguardia dell'ambiente, spiegando appunto che il modello francese può essere esportato anche in Italia, se si riesce a trovare una condivisione di tutte le forze in campo e se il mondo politico riuscirà ad avere una visione trasversale e globale del problema. Luciano Rossi (Pdl), animatore dell'Intergruppo e presidente della Federazione italiana tiro a volo ha ringraziato gli ospiti francesi e i numerosissimi colleghi italiani presenti al convegno, e ha auspicato un ulteriore passo in avanti per favorire il dialogo tra tutti gli attori coinvolti e la nascita di importanti riflessioni per una politica trasversale di gestione della caccia e dell'ambiente. Tra i parlamentari presenti, gli onorevoli Valducci, Girlanda, Martinello, Bonino, Bellotti, Berardi, Ceroni, Laffranco, Pizzolante, Orsi e la senatrice Urbani.

Hanno effettuato interventi il signor Coste (lobbista e rappresentante dell'Associazione francese dei cacciatori), il presidente dell'Arcicaccia Osvaldo Veneziano, Sara Fioravanti del Wwf, il presidente dell'Anuu-Migratoristi Giovanni Bana, Stefano Masini, responsabile Ambiente e territorio della Coldiretti, Annamaria Procacci, il vicepresidente della Federcaccia Gian Luca Dall'Olio, Antonio Morabito di Legambiente, la dottoressa Anna Maria Bianchi del Mipaf, Danilo Selvaggi della Lipu, il vicepresidente dell'Enalcaccia Roberto Cicognani e il presidente della Libera Caccia Paolo Sparvoli. Ha chiuso il convegno un intervento del presidente della commissione Agricoltura della Camera Paolo Russo.

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