Cronache

A caccia con Gianni Brera

A caccia con Gianni Brera

Massimo Marracci

Una lunga disfida con il massimo esponente del giornalismo sportivo italiano. Questo è Figli di un Rio minore, libro recentemente pubblicato da Limina Edizioni, scritto dal giornalista bergamasco Giuseppe Fumagalli. Una lezione di vita che prese il via in un freddo pomeriggio milanese del dicembre 1991, a casa di Gianni Brera, quando Fumagalli (Pepi per gli amici) vi si recò per effettuare una solenne consegna: dodici beccaccini e due bottiglie di vino, accettate da Brera insieme a una cifra di denaro pattuita come compenso per un articolo che il Gianni nazionale acconsentì di scrivere per Yacht Capital, periodico del quale Fumagalli era all’epoca un collaboratore.
Una premessa fin troppo «golosa» per il cacciatore Pepi che aveva così l’opportunità di conoscere il Gioânn e di scambiare con lui qualche parola. Ebbene, le parole furono ben più di «qualche». Dalle due pomeridiane alle nove di sera, immersi nel fumo azzurrino di sessanta Super con filtro e davanti a tre bottiglie di vino buono, i due discussero di moltissime cose padane, date le origini di Brera collocate sulle sponde della Bassa pavese. Dal debutto in tema venatorio sulla caccia al beccaccino e sulla caccia in generale, che Brera amava moltissimo, i due finirono con il parlare veramente di tutto: territorio, agricoltura, pesci e selvaggina, costumi e tradizioni rurali, Milano, Venezia e Firenze, musica e storia, personaggi famosi, nonché ovviamente di calcio e sport in generale. Un match di boxe, nel quale il Maestro ammaestrava e l’allievo apprendeva, cercando a tratti di restituire qualche colpo ben piazzato.
Confronto certo squilibrato, ma interessante per questo, poichè chiunque altro, nei panni di Pepi, non avrebbe potuto sottrarsi alle bordate di Brera. Tutto allora si dipana sul filo dei limpidi ragionamenti e del personalissimo linguaggio del Gioânn, cui fa da contraltare l’inizialmente timido Pepi, che però, con il trascorrere delle ore, andò recuperando carattere e forza, tanto che Brera finì con il prenderlo molto in simpatia. Del resto, un uomo che si era impegnato a dicembre inoltrato e senza ancora possederli, a consegnare tre giorni dopo la bellezza di dodici beccaccini, almeno un po’ di carattere doveva pur averlo.
La straordinaria occasione, come l’autore scrive in chiusura di volume, fu purtroppo destinata a restare isolata, poiché pochi mesi dopo avvenne il tragico incidente nel quale Brera perse la vita. Quindi gli anni trascorsero fino al momento in cui, per non perdere del tutto memoria di quell’incontro, Pepi decise di mettere nero su bianco parole, sguardi, emozioni che volteggiarono in quella stanza vicino all’Arena di Milano, quella stessa Arena che a Brera è stata intitolata dal Comune.
Intanto il Rio minore, il Po, continua a scorrere fra le ubertose campagne padane e, anche se beccaccini oggi se ne trovano meno dei tempi rammentati dal Gioânn, noi continueremo a cercarli con la stessa intensa passione, perché non è vietato sperare che i desideri, prima o poi, diventino realtà.
FIGLI DI UN RIO MINORE. A LEZIONE DA GIANNI BRERA, di Giuseppe Fumagalli, Limina Edizioni - e-mail: info@liminaedizioni.it - sito: www.liminaedizioni.

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