Caccia al primo podio Azzurre frenate anche dalla bilancia

Il dt Roda le difende: «Va bene anche una massa grassa del 18%» Per nebbia, rinviata a oggi la libera uomini. Annullata la prova donne

Caccia al primo podio Azzurre frenate anche dalla bilancia

nostro inviato ad Are

Niente medaglie ieri, sei in palio oggi e tutte a oltre cento all’ora. Nuvole e nebbia ad avvolgere la parte alta dell’Areskutan, la montagna che domina Are e che chi abita qui chiama Skutan, un po’ come in Italia Santa Margherita Ligure è Santa e Forte dei Marmi il Forte. Niente prova femminile alle 10 e, soprattutto, niente discesa ufficiale maschile all’ora di pranzo. Zero visibilità non tanto per la nebbia in sé ma, soprattutto, perché a -12° le goccioline di umidità sospese nell’aria si incollano alle lenti degli occhiali gelando in un niente. Gli organizzatori sperano oggi di recuperare la libera uomini alle 10 e far disputare, come da programma, quella donne alle 12.30.
Italia che schiera Sulzenbacher, Staudacher, Fill e Innerhofer tra gli uomini, Elena e Nadia Fanchini, Merighetti e Recchia tra le donne; Italia che ha in Staudi il neo-campione del mondo di Supergigante, in Fill un velocista da podio in crisi di identità e in Elena Fanchini la medaglia d’argento nella libera iridata di Santa Caterina due anni fa.
Degli azzurri si è molto scritto, delle azzurre meno, anche perché hanno combinato ben poco di positivo. Due gare e nessuna che abbia almeno intravisto il podio, 15ª la Merighetti in combinata («Non sono contenta, perché dovrei?») e 17ª la Schnarf in superG, disperse le sorelle Fanchini, Elena, quasi 22 anni, e Nadia, 21 a fine giugno. Stupirono entrambe ai mondiali in Valtellina quando Elena salì sul podio e Nadia lo sfiorò, quarta in superG. Delle due, la più ricca di talento è Elena, una vittoria in coppa del mondo nel 2005-’06 a Lake Louise in libera, ma anche sospetto di una scarsa maturità.
Nadia ieri ha ricordato come bruciò loro avere letto durante le Olimpiadi 2006 di Torino che «eravamo le lumache azzurre». Certo però che, al di là di problemi di cadute, polsi rotti e tachicardie, restano ancora delle speranze che devono dimostrare di essere certezze. Ha detto Elena: «A Santa Caterina eravamo delle esordienti e non sentivamo pressione, quando sei così giovane pensi solo a sciare e a dimostrare cosa vali, senza pensieri in testa. Ora è diverso, non so nemmeno io perché mi succede quello che mi succede, io faccio del mio meglio». Chiosa spontanea: si vede che non basta.
A vederle così floride, uno pensa pure che lavorino poco in palestra. Nadia è alta 165 cm per 65 chili ufficiali, Elena 161 per 70 chili ma a occhio nudo sembrano di più. Non che la Paerson, due gare due ori e un panzone che a inizio stagione non c’era, sia un’acciuga, dichiara 78 chili su 170 improbabili cm (si deve essere fatta misurare l’altezza sci e scarponi ai piedi), «però è una questione di massa grassa – ha detto il dt Flavio Roda -.

Una sciatrice può arrivare anche al 18%, se è allenata. Proprio qui ho parlato a lungo con Elena perché non ci possono sempre essere alibi e scuse. Il campione è tale perché sa dominare le pressioni, oltre ad allenarsi con costanza». Non è ancora il suo caso.

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