TorinoTocca a Ciro Ferrara. È lui il nuovo allenatore della Juventus. Cambio di tecnico, forse cambio di stile a due giornate dal termine del campionato: via Ranieri, dentro Ferrara, già responsabile del settore giovanile bianconero e vice di Lippi in nazionale, uomo della società, benvoluto dai tifosi, ma che non ha mai guidato una squadra in prima persona. I tempi però cambiano anche alla Juve: l'ultima volta di un tecnico esonerato risale all'autunno 1969, quando Luis Antonio Carniglia venne sostituito da Ercole Rabitti. Poi ci furono le dimissioni di Marcello Lippi e Didier Deschamps, rispettivamente nel 1999 e 2007. Ferrara sarà in panchina fino al 31 maggio: «Mi sono messo a disposizione. Finito il campionato, la società potrà decidere in tutta serenità: se non vorrà continuare con me, tornerò a occuparmi del settore giovanile e farò da vice di Lippi in nazionale».
Aziendalista in tutto e per tutto, amico del direttore sportivo Alessio Secco, juventino che da calciatore ha vinto tutto, Ciro ha provato anche a scherzare: «Qualcuno mi ha definito un traghettatore, ma io so che i traghetti arrivano alla meta molto lentamente. Spero invece di essere più una nave veloce, considerato il poco tempo a disposizione: chiederò ai ragazzi di fare sette punti, ma anche sei andranno benissimo». Con due partite ancora da giocare - Siena in trasferta, Lazio in casa - non c'è molto altro da fare. «Cercherò di stimolare i giocatori affinché tirino fuori le potenzialità che ultimamente sono rimaste nascoste. Non mi importa se mi chiameranno Ciro o mister: voglio però che sia chiara la distinzione dei ruoli e che tutti mi diano la loro disponibilità per raggiungere l'obiettivo comune».
Quanto a Ranieri, paga colpe sue e non solo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il 2-2 contro l'Atalanta, sesto pareggio nelle ultime otto partite cui vanno aggiunte anche due sconfitte. Il 28 aprile scorso, dopo l'assemblea degli azionisti Exor, John Elkann aveva dato tempo fino a fine stagione «prima di valutare il da farsi. Vogliamo vincere le quattro partite che restano e finire il campionato al secondo posto». Da allora, tre pari (Lecce e Atalanta in casa, Milan a San Siro) e la sensazione che la squadra, eccezion fatta per lo scatto di orgoglio contro i rossoneri, avesse ormai mollato. Fisicamente e non solo. Domenica sera la telefonata a Ferrara. Intorno all'ora di pranzo, Ranieri ancora non sapeva nulla. Appena dopo le 13, ha preso piede la notizia che l’esonero fosse vicino, circolava con insistenza in ambienti vicini alla Exor (John Elkann ha seguito l’evolversi della situazione) e alla Juve. Alle 16 mancava ormai solo l'ufficialità, ritardata per rispettare le tempistiche della Borsa.
«Non ho nulla da rimproverarmi», il pensiero di Ranieri. Il quale, ancora domenica sera, si era detto «certo di rimanere alla Juve anche l'anno prossimo. Al 99% sarò ancora qui». A nulla è servito il CdA a lui favorevole di martedì scorso. «Contro l'Atalanta avevamo a disposizione un match ball per fare un grande passo avanti verso il secondo posto - ha spiegato Blanc, con lo sguardo triste di circostanza -. Non lo abbiamo sfruttato e adesso ci troviamo la Fiorentina a un solo punto di distanza. Abbiamo scelto Ciro perché sappiamo che ha le qualità per tirarci fuori da una situazione complicata come questa: il nostro futuro sono le prossime due partite, che dovranno darci la qualificazione diretta alla Champions. Dopo di che, valuteremo il da farsi per la prossima stagione».
In realtà, se in Ferrara ci fosse piena fiducia non si vede perché non proporgli un contratto anche per il prossimo anno: «Ne parleremo più avanti, ora concentriamoci su Siena e Lazio. Ci affidiamo a uno juventino, sangue bianconero, con esperienza in campo e fuori.
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