Controcultura

"Il Cacciatore" ha molte frecce al proprio arco

La storia del giovane pm arruolato nel pool antimafia nei mesi in cui lo Stato rischiò di perdere definitivamente la guerra contro la criminalità

"Il Cacciatore" ha molte frecce al proprio arco

Il Cacciatore, ovvero la vera storia del magistrato Alfonso Sabella ambientata a Palermo a partire dall'autunno 1993 dopo che sono state consumate le stragi di Capaci e via d'Amelio, si inserisce nella lunga tradizione italica dei film di mafia, un sottogenere che ha fatto fortuna e ottiene sempre un ottimo riscontro di pubblico a partire dalla mitica Piovra con il commissario Cattani.

Dodici episodi trasmessi su Raidue raccontano dunque la storia del giovane pm, che nella fiction si chiama Saverio Barone, arruolato nel pool antimafia nei mesi in cui lo Stato rischiò di perdere definitivamente la guerra contro la criminalità. La Sicilia, allora, era proprio così, una terra che non rispondeva più al controllo della giustizia e dove agivano indisturbati i vari Leoluca Bagarella, Totò Riina e Giovanni Brusca, loro sì chiamati con nomi e cognomi veri. Il ruolo del protagonista è di Francesco Montanari, slittato nel ruolo di eroe positivo dopo essersi rivelato nei panni mitici del Libanese al tempo di Romanzo criminale. Montanari è bravo, convincente, recita un personaggio che sembra riprendere il capitano Bellodi de Il giorno della civetta così come lo interpretò Franco Nero nel 1968.

Se superiamo l'ostinata ed esasperante cacofonia del dialetto siciliano - troppo accentuato ed artefatto, sembra una macchietta - la fiction è buona soprattutto nel ritmo incalzante che mai eccede (tipico vizio delle produzioni nostrane) in dialoghi troppo lenti o in sequenze esageratamente lunghe. Poiché la storia c'è ed è forte, i registi Stefano Lodovichi e Davide Marengo si dedicano a sommare diversi elementi presi dal miglior cinema e dalla miglior televisione di genere, persino dell'arte: ad esempio, le facce di Cinico TV, il ralenti alla Sergio Leone, il sovrapporsi del tempo della memoria al fine di allentare la tensione e aprire verso altre forme drammaturgiche, il ricorso allo splatter da film horror, le fotografie di cronaca nera scattate da Letizia Battaglia.

Il nostro Barone, inizialmente scettico, forse impaurito, si convince strada facendo che la lotta alla mafia, quel mostro che recluta i giovani più disperati, che si insinua negli ambienti della procura e della giustizia, è un dovere civile cui non sottrarsi, a costo di sacrificare la libertà personale - gli pesa la rinuncia alla Duetto Spider rossa, sostituita con un'auto blindata - e la vita privata. Tutte vicende raccontate nel libro autobiografico di sabella, Cacciatore di mafiosi edito da Mondadori.

Gli autori sostengono di aver preso a modello non i classici film italiani, ma i prodotti più innovativi del genere come Narcos, avvincenti e adrenalinici. Piaciuto alla critica di settore, Il Cacciatore parteciperà in concorso, il prossimo aprile, al Cannes International Series Festival.

Dove magari troverà compratori stranieri.

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