Roma

Cade dal quinto piano, muore in ospedale

Cade dal quinto piano, muore in ospedale

«Rivoglio il pupo mio, non lo rivedrò mai più». Piange disperata la mamma del piccolo Emanuele, 18 mesi, che ieri pomeriggio è morto prima di arrivare al Sant’Andrea dopo essere caduto dal quinto piano del balcone di casa al Nuovo Salario. Un volo di 15 metri. Piange e si dispera la donna che assieme al marito (di origine magrebina) è accudita proprio davanti all’entrata del pronto soccorso da amici e parenti. Una coppia giovane, entrambi ventenni, che continua ad abbracciarsi fuori dal pronto soccorso pediatrico. Sono passate da poco le 17 quando le due macchine della polizia parcheggiate davanti all’ospedale lasciano il piazzale dopo 40 minuti di interrogatorio.
Il bimbo era precipitato dal balcone di un appartamento in via Luigi Lablanche 34, alla Serpentara, mentre si trovava in compagnia della zia. Sulla strada un bavaglino bianco e una piccola scarpa di gomma blu. Quando gli operatori del 118 sono arrivati sul posto, pare non proprio velocemente, il piccolo Emanuele era già in fin di vita. Morirà poco prima di raggiungere il Sant’Andrea. Alcuni testimoni riferiscono dettagli impressionanti. «Ero andata a fare la spesa quando sono tornata a casa ho visto che qui sotto era pieno di macchine della polizia e c’era l’ambulanza - racconta un’anziana che abita a via Lablanche- . Alcuni presenti mi hanno raccontato di aver visto il bambino cadere, rimbalzare sulla tenda al terzo piano e poi schiantarsi al suolo». Una dinamica di questo tipo potrebbe spiegare perché il corpo del bambino sia stato ritrovato su delle scale distanti alcuni metri dal luogo in cui avrebbe dovuto trovarsi in caso di caduta perpendicolare.
E a proposito dei soccorsi Cesare Cursi, (PdL) ha annunciato di voler far chiarezza al più presto sull’ipotesi di ritardo: «Se le prime testimonianze dei vicini si rivelassero attendibili si pone una seria questione circa la sicurezza del servizio 118 nel Lazio - afferma in una nota il senatore -. Al di là dei possibili esiti di un soccorso tempestivo secondo le notizie rese dai primi soccorritori sembrerebbe che l’ambulanza sia arrivata sul posto con quaranta minuti di ritardo, il che sarebbe semplicemente assurdo. Chiederò al presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta Marino, di voler aprire un apposito procedimento per appurare l’esatto susseguirsi dei fatti accaduti. I livelli di sicurezza - conclude il parlamentare - non possono essere messi in discussione». Dall’Ares 118 replicano seccati: «Nessun ritardo di 40 minuti nei soccorsi al piccolo Emanuele. La chiamata è arrivata ai centralini alle 12,56 e alle 13,03 l’ambulanza è giunta sul posto in via Lablanche 34. Dunque, ci abbiamo impiegato sette minuti. Ancora poco chiara la dinamica dell’incidente, sulla sua ricostruzione gli investigatori si mantengono prudenti. Probabile però la tragica fatalità.
Numerose le tragedie di questo tipo accadute a Roma e nel Lazio negli ultimi mesi, ultima quella di ieri, i cui contorni sono ancora tutti da chiarire. Il 18 aprile in zona Cassia un bimbo di tre anni era caduto dal balcone di casa, al secondo piano.

Il piccolo, portato al Gemelli, aveva riportato un trauma cranico.

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