RomaGiallo nel giallo nella già intricatissima vicenda della violenza sessuale avvenuta il 14 febbraio nel parco della Caffarella, a Roma. Un quotidiano romano parla di una nuova pista investigativa che legherebbe lo stupro della ragazzina quindicenne alla morte di Giovanna Reggiani, aggredita nellottobre del 2007 nei pressi della stazione di Tor di Quinto. Ma la Procura di Roma smentisce e bolla come «fantasiosa» qualsiasi ipotesi di collegamento tra le due vicende.
A legare le due indagini, secondo il giornale, sarebbe una verifica decisa dagli investigatori sul lavoro di Ileana Baboi, linterprete che si occupò del processo a Romulus Nicolae Mailat, il romeno condannato a 29 anni per il delitto della Reggiani. Fu lunico imputato, ma più volte durante linchiesta aleggiò il sospetto che il giovane immigrato non avesse agito da solo. Ora gli investigatori vorrebbero assicurarsi che le traduzioni effettuate dallinterprete in Corte dassise fossero fedeli alla versione originale. Questo per capire se da certe frasi riferite dallimputato si sarebbe potuta intuire la presenza di altri al suo fianco: le persone che sarebbero riuscite a defilarsi dallindagine sullomicidio Reggiani potrebbero essere ricomparse sulla scena dello stupro alla Caffarella. Potrebbero essere gli stessi «personaggi potenti» che Alexandru Isztoika Loyos, come raccontato da Karol Racz, starebbe coprendo per paura. Unipotesi suggestiva, soprattutto alla luce della misteriosa aggressione subita la sera del 21 febbraio dallinterprete. La donna venne assalita alle spalle da un connazionale, che poi si dileguò, senza averla né rapinata, né violentata. Forse solo un avvertimento? La Procura esclude lesistenza di una banda di romeni. Anche linterprete respinge ogni insinuazione e minaccia querele: «Non ho mai coperto nessuno con le traduzioni. Ogni parola che ho riportato - spiega Ileana Baboi - è stata controllata da un magistrato romeno, da un rappresentante dellambasciata e dallinterprete della difesa. Nessuno ha mai avuto da ridire. È tutto registrato e scritto. Per le rogatorie, per ogni pezzo di carta, ci sono i documenti».
Le indagini proseguono su altri fronti, in Romania e in Italia. Nei prossimi giorni arriveranno da Bucarest i risultati dei test del Dna effettuati su una ventina di componenti di una famiglia di pastori zingari. Gli uomini sono i parenti del detenuto per violenza sessuale Jon Feraru, 25 anni (il giorno dello stupro della Caffarella era già in carcere, ndr) il cui cromosoma Y coincide con quello isolato dalla polizia italiana sul corpo della ragazzina. Visto che il cromosoma Y viene tramandato di padre in figlio ed è uguale per tutti i componenti maschi di uno stesso ceppo familiare gli investigatori sperano di riuscire a individuare, tra i fratelli e i cugini di Feraru, il responsabile della violenza. I campioni di saliva prelevati ai romeni saranno inviati anche a Roma, per consentire unindagine parallela. Accertamenti scientifici, ma non solo. La polizia, attraverso lanalisi dei tabulati telefonici e laudizione di diversi testimoni, sta cercando di verificare se il giorno di San Valentino qualcuno dei parenti del detenuto fosse stato in Italia. Continua anche la caccia al ricettatore che ha venduto per pochi spiccioli il telefonino rubato ai due fidanzati alla Caffarella. È un romeno, gli uomini della Mobile sanno chi è e hanno una sua foto. Potrebbe anche essere uno dei violentatori, ma più probabilmente potrebbe avere avuto quel telefonino da altri e dunque potrebbe dire agli inquirenti chi sono, a meno che non voglia essere accusato di favoreggiamento. Il 23 marzo si terrà ludienza davanti al tribunale del Riesame su un altro stupro, quello di Primavalle, del quale è ancora accusato Racz.
Loyos e Racz hanno ricevuto in carcere la visita di Giancarlo Lehner, deputato del Pdl, con il quale si sono mostrati ottimisti: «Presto usciremo di prigione». Loyos ha detto di non avere intenzione di tornare in Romania una volta libero: «Resterò in Italia per raccogliere i soldi da mandare ai miei genitori».
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