Caffarella Indagini sui legami con Loyos

I nuovi arresti per lo stupro della Caffarella non hanno fatto definitivamente cadere la prima pista seguita dagli investigatori, quella che ha portato in carcere Alexandru Isztoika Loyos, 20 anni, e Karl Racz, 36 anni, i due romeni poi scagionati dal test del Dna, la stessa analisi che ora inchioda i loro connazionali Alexandru Jean Ionut, 18 anni, e Oltean Gravila, 27 anni: appartiene a loro il codice genetico isolato sui reperti rilevati sul luogo della violenza.
Questa volta la prova scientifica, che nella prima fase dell’inchiesta era stata degradata a semplice indizio dalla Procura a favore di quella testimoniale, torna ad essere la prova regina. Per gli investigatori della Mobile e i magistrati il caso è chiuso. Questa volta per sempre. Ma allora perché Loyos si è autoaccusato dello stupro, descrivendolo con dovizia di particolari, e tirando in ballo l’amico Racz? Il «biondino» è rimasto in carcere dopo che il Tribunale del Riesame aveva annullato gli arresti proprio con l’accusa di aver calunniato la polizia romena che, a suo dire, l’avrebbe costretto a confessare a suon di botte. Gli investigatori ancora credono che tra Loyos e i due romeni arrestati venerdì ci sia un legame. «Riteniamo che ci sia un collegamento, diretto o indiretto», chiarisce il questore Giuseppe Caruso, per il quale è impossibile che il «biondino» abbia «raccontato l’esatta dinamica della violenza senza aver o assistito direttamente o fatto da palo o esserselo fatto raccontare per filo e per segno». Per i questore il romeno potrebbe aver confessato un delitto mai commesso per «proteggere i veri colpevoli, perché magari ne aveva paura». Un’ipotesi già fatta mille volte da chi indaga e che continua a tenere banco, anche ora che i veri stupratori sono stati assicurati alla giustizia. Per il momento, però, mancano i riscontri. «Anche perché non c’è stato tempo di cercarli», fa capire un investigatore. Ma nei prossimi giorni gli sforzi della polizia saranno dedicati proprio a chiarire questo aspetto dell’inchiesta, il cui esito potrebbe contribuire a «salvare» il lavoro svolto finora, nel caso in cui fosse confermato il collegamento ipotizzato, oppure a bocciarlo definitivamente. Il pm Vincenzo Barba si mostra prudente: «Allo stato non abbiano alcun elemento per dire che questi due nuovi arrestati avessero rapporti con Loyos e Racz».
Ieri, intanto Ionut è stato interrogato dal gip Giovanni De Donato, che ha convalidato il fermo per la rapina di due telefoni cellulari ad una coppia di fidanzati avvenuta il 15 febbraio nel parco degli Acquedotti. Il romeno ha ammesso le sue responsabilità limitatamente alla rapina e ha chiamato in correità il connazionale Gravila.

Ammissioni definite «interessanti» dal magistrato alla luce della pista investigativa che porta allo stupro. Della Caffarella ieri non si è parlato. Soltanto domani, nel carcere di Regina Coeli, il gip Gugliemo Muntoni potrà fare domande ai due romeni sulla violenza di San Valentino.

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