Silvia Castello
«Caffi. Luci del Mediterraneo» è la prima mostra antologica che riunisce - al Museo di Roma da oggi al 2 maggio - oltre un centinaio di vedute, tra cui numerosi inediti, opere grafiche tra disegni, acquerelli, album e taccuini dellultimo erede del Canaletto: memorie storiche in presa diretta durante viaggi, cronache e spericolate manovre belliche. Come gli schizzi compiuti durante la terza Guerra dIndipendenza, imbarcato a 57 anni sullammiraglia «Re dItalia» (1866).
È un eroe, Ippolito Caffi. Personalità forte e inquieta, avventuroso viaggiatore e reporter instancabile. Affascina. Con la curiosità del positivista e la passione, la forza ideale del genio romantico. Contemporaneo di Turner e vicinissimo a Corot, il suo originale vedutismo pervaso dallesigenza continua di documentare la realtà «illuminata da affocati tramonti o inghiottita da nebbie pannose», assume una dimensione europea allinterno dellOttocento italiano. Capace come nessuno di rendere in pittura il fenomeno delleclissi di sole, ardito al punto di provare il volo in pallone aerostatico per catturare un nuovo punto di vista del mondo, Caffi sublimò la sua sensibilità pittorica con un impeccabile studio degli effetti di luce: «Traghettando il paesaggismo - come scrive Giandomenico Romanelli, presidente del comitato scientifico della mostra - verso una nuova stagione».
La geografia dei suoi dipinti comprende la sua amata Belluno, Venezia e Roma - le due città che lo consacreranno allarte e dove tornerà per lunghi periodi - Napoli, Pompei, Ercolano, la Sicilia, Atene, Smirne, Costantinopoli, la Siria, lEgitto, Gerusalemme, Malta e durante il suo esilio dopo la caduta della Repubblica di Venezia, Genova, Nizza, Torino, Parigi, Londra.
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