Da Calabresi a Pinelli: al cinema gli anni bui della storia italiana

Stragi, complotti, omicidi politici. In preparazione diversi film che raccontano i momenti bui della storia d’Italia. Mastandrea si calerà nel ruolo del commissario ucciso nel’72 e Favino in quello dell’anarchico Pinelli

Da Calabresi a Pinelli: 
al cinema gli anni bui 
della storia italiana

Ora che tutto in Italia finisce in commedia con - ad esempio - il «paese dei raccomandati» pallidamente messo in scena in C’è chi dice no di Giambattista Avellino oppure l’istant escort-movie Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno, per non parlare del notevole Habemus Papam di Nanni Moretti che, pur toccando temi esistenziali, viene visto, addirittura a sinistra, come «una fiction Rai di terz’ordine» con siparietti «usciti dalla penna degli autori di un cinepanettone» (così sul Riformista il direttore cinefilo Cappellini), nello spettatore si insinua una voglia di un cinema diverso. Che magari faccia riflettere e discutere.

Insomma quello che, con brutta locuzione, viene definito di impegno civile.
Ecco che la prossima stagione si presenta ricca di progetti ad alto tasso polemico. Sì perché Marco Tullio Giordana (Pasolini, un delitto italiano e La meglio gioventù) continuerà la sua personale ricostruzione della storia recente del nostro paese con il racconto della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre del 1969 a Milano. Il titolo, provvisorio, è Il romanzo della strage in cui riecheggia una frase contenuta nel celebre Io so di Pasolini. Fra un mese a Milano i ciak con l’esplosione della Banca dell’Agricoltura che ha lasciato sul pavimento una voragine di 17 morti e 86 feriti. A scrivere la sceneggiatura (ispirata anche al libro di Paolo Cucchiarelli Il segreto di piazza Fontana) la grande coppia del cinema Stefano Rulli e Sandro Petraglia.

A interpretare Luigi Calabresi Valerio Mastandrea che nel 1972, quando il commissario fu assassinato, nasceva. Di poco più grande Pierfrancesco Favino nei panni di Giuseppe Pinelli, l’anarchico ingiustamente accusato nelle prime ore della strage che trovò la morte cadendo da una finestra della questura di Milano (il famoso «malore attivo» dell’inchiesta del giudice D’Ambrosio). La moglie di Pinelli, Licia Rognini, sarà Michela Cescon, mentre Laura Chiatti sarà Gemma Capra Calabresi. Le due vedove, nel 2009, si sono strette le mani davanti al Presidente della Repubblica durante una cerimonia al Quirinale. Ora il film, prodotto da Cattleya e distribuito da Rai Cinema, forse riaprirà ferite mai rimarginate.

Come sono vive molte delle storie, tragiche, raccontate da Carlo Bonini nel libro Acab che Stefano Sollima, il regista delle serie tv Romanzo criminale, sta girando a Roma. Acab è l'acronimo di «All Cops Are Bastards» (Tutti i poliziotti sono bastardi), slogan degli skinhead di fine anni ’70, e metterà in scena -nell’arco temporale di un anno in cui confluiranno echi del G8 di Genova, eventi di cronaca nera come l’uccisione di Giovanna Reggiani a Roma, dell’ispettore Filippo Raciti a Catania e del tifoso laziale Gabriele Sandri in un’area di servizio dell'A1 - la vita di un gruppo di poliziotti del reparto Celere. Sono Cobra, Negro e Mazinga, abituati alla strada e agli scontri violenti, e avranno i volti di Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro e Marco Giallini. Il film sarà prodotto da Cattleya con Rai Cinema e - assicura il regista - sarà frutto «solo di azione senza giudizi».

Un altro film che non passerà inosservato sarà Scuola Diaz che Daniele Vicari si appresta a girare sulla funesta irruzione delle forze dell’ordine nell’omonimo istituto genovese durante il G8 del 2001. Produce Fandango di Domenico Procacci mentre il regista, che ha scritto la sceneggiatura con Laura Paolucci in collaborazione con Emanuele Scaringi e Alessandro Bandinelli, è impegnato nei provini per un cast internazionale, con attori francesi, inglesi, tedeschi, perché - ha detto - «tra i 93 ragazzi nella scuola quella notte, 70 erano stranieri».

Paolo e Vittorio Taviani tornano invece al loro amore per il documentario con Dalle sbarre al palcoscenico all’interno del carcere romano di Rebibbia dove racconteranno la storia di un gruppo di detenuti alle prese con la messa in scena del Giulio Cesare di

Shakespeare. Prodotto da Grazia Volpi per Kaos Cinematografica con supporto economico della Regione Lazio, mostrerà - dicono i registi - «la realtà della vita in carcere e la risposta di bellezza del teatro». Un ossimoro?

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