Politica

Calabria, inchiesta sulla Regione per ’ndrangheta e voto di scambio

Felice Manti

da Milano

La Regione Calabria è nel mirino della magistratura calabrese. A distanza di oltre cento giorni dall’omicidio, ancora irrisolto, del vicepresidente della Regione Calabria Francesco Fortugno, freddato mentre si recava a votare per le Primarie dell’Unione, le Procure stanno lavorando su possibili infiltrazioni della potente ’ndrangheta nei palazzi della politica calabrese.
I filoni delle inchieste in corso sarebbero tre: voto di scambio, sanità e privatizzazioni e riguarderebbe undici consiglieri. Ieri il principale quotidiano calabrese, La Gazzetta del Sud, ha pubblicato una indiscrezione che circola da mesi negli ambienti politici, secondo la quale ad alcuni consiglieri regionali di maggioranza (la Margherita) e opposizione sarebbe stato ritirato il passaporto. Un provvedimento che però non ha trovato riscontro in ambiti giudiziari, né tra i consiglieri del partito di Rutelli. Contattato telefonicamente, uno dei consiglieri della Margherita, Demetrio Naccari Carlizzi, smentisce seccamente il proprio coinvolgimento e quello dei suoi colleghi: «Da tre mesi gira voce che ad alcuni colleghi sia stato ritirato il passaporto. Premesso che è un provvedimento bizzarro, perché limita la libertà individuale senza essere accompagnato da un avviso di garanzia. Certamente dopo l’omicidio Fortugno è plausibile che ci siano delle inchieste in corso da parte della magistratura, anzi è auspicabile che se ci sono degli intrecci tra politica e ’ndrangheta vengano allo scoperto».
Ieri i parlamentari di Alleanza nazionale Angela Napoli e Luigi Bobbio hanno chiesto approfondimenti e verifiche da parte della Commissione Antimafia. «Secondo indiscrezioni di stampa, ci sarebbero undici consiglieri indagati, la maggior parte dei quali apparterrebbe alla Margherita», ha sottolineato la stessa Napoli, vicepresidente della Commissione.
La notizia delle inchieste arriva in un momento delicatissimo per i partiti, alle prese con il nodo candidature, compresa quella possibile della vedova Fortugno nelle file della Margherita.
Al momento non sembrerebbero emergere legami tra le inchieste e le indagini sull’omicidio Fortugno, ma non è escluso che nel corso delle indagini, portate avanti da tre diverse Procure, emergano elementi utili a ricostruire l’ambiente in cui è maturato l’omicidio dell’esponente politico.
Da tempo infatti la magistratura indaga sui legami tra alcuni esponenti politici e la ’ndrangheta, la potentissima organizzazione criminale che controlla il territorio e, secondo i procedimenti resi noti nelle ultime ore, avrebbe deciso a tavolino le fortune elettorali di alcuni consiglieri. Gli esponenti politici coinvolti nell’inchiesta sarebbero in tutto 11, appartenenti a entrambi gli schieramenti.
Il secondo filone, secondo quanto si è appreso da ambienti giudiziari, riguarda le privatizzazioni, cioè l’esternalizzazione di alcuni servizi a società a capitale misto pubblico-privato. Ma i riflettori dei magistrati si sono accesi anche sulla sanità e sui finanziamenti che le Asl locali avrebbero fatto ad alcune cliniche private. Proprio le nomine dei dirigenti delle Asl, decise dal governatore calabrese Agazio Loiero, avevano suscitato profondo malumore tra i partiti della maggioranza, in particolare della Margherita calabrese.
Quelle polemiche avevano di fatto creato una frattura profonda tra il governatore Loiero e il suo partito, tanto che nei giorni scorsi lo stesso presidente della Regione Calabria aveva paventato l’ipotesi di affrancarsi definitivamente dal partito di Rutelli, anche in seguito a uno scambio di battute tra Loiero e Giuseppe Fioroni, responsabile Enti locali della Margherita.
L’incontro tra Rutelli e Loiero dei giorni scorsi sembrava aver messo la parola fine alle polemiche, ma il possibile coinvolgimento nelle tre nuove inchieste di alcuni consiglieri della Margherita potrebbe sancire una rottura definitiva. Secondo persone vicine al governatore, Loiero avrebbe assicurato che, nel caso di un eventuale scioglimento del Consiglio regionale per infiltrazioni mafiose, sarebbe uscito definitivamente della Margherita.

Con risultati politici assimilabili a un terremoto.

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