È stato per 43 anni la faccia pubblica del sindacato calciatori, quasi un ossimoro in un Paese in cui i calciatori guadagnano più di tutti. Non rappresentava operai, ma miliardari Sergio Campana, eppure la sfida partita nel 1968 - in piena contestazione - creando l'Aic (Associazione italiana calciatori) con campioni come Mazzola e Rivera era difendere anche i diritti di chi gioca nelle serie minori. Una missione compiuta, come ha rivendicato l'avvocato di Bassano Del Grappa (Vicenza) nel formalizzare con una lettera aperta il suo addio all'Aic a 76 anni.
«Conquiste storiche e diritti mai prima riconosciuti», li ha definiti Campana, ex calciatore di buon livello, attaccante di Vicenza soprattutto e Bologna tra A e B, iscritto all'albo dei legali a 33 anni. Dallo status giuridico di lavoratore all'accordo collettivo, dall'abolizione del vincolo che legava un giocatore a un club, dalla previdenza alle assicurazioni sociali, dall'indennità di fine carriera alla libertà a fine contratto: sono gli obiettivi principali raggiunti dall'Aic. Con lo spauracchio dello sciopero della serie A agitato di quando in quando e attuato una sola volta, nel '96.
Alla prossima assemblea, il 9 maggio, sarà nominato il successore di Campana. «Al momento della mia ultima elezione avevo dichiarato di accettare l'incarico a condizione che mi fosse riconosciuta la funzione di traghettatore - scrive Campana -. Ora ritengo che sia maturata democraticamente la soluzione, e quindi concluso il mio mandato». Per la presidenza è consolidata la candidatura unica dell'ex giocatore della Roma e della Nazionale Damiano Tommasi.
Campana ha ringraziato le istituzioni del calcio e dello sport per la dialettica e la collaborazione avute con l'Aic in oltre un quarantennio, i giornalisti per gli elogi e le critiche.
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