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Caro calcio ti scrivo

Basta scelte imbarazzanti: il pallone invisibile (ora ritirato), il fuorigioco millimetrico (cambierà), trasferte bizzarre e i troppi errori arbitrali. Il football ai calciatori, ma non simulino più

Caro calcio ti scrivo
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Lettera a un campionato mai nato. Classifica fasulla per colpa di chi ha avuto la genialità di infilare supercoppe e trasferte bizzarre in mezzo ad un torneo già precario di suo, stavolta per responsabilità definite, arbitri e dirigenti della lega di serie A. La scelta del pallone rossastro è finita nel sacco del carbone, come quella della partita a Perth, segnali ridicoli e chiari di come venga gestito il football italiano che già si è fatto riconoscere con due mancate qualificazioni ai mondiali, restando in sospeso l’epilogo del play off contro l’Irlanda del Nord, il 26 marzo. Meglio non immaginare un’eventuale nuova débâcle o forse sarebbe ideale per la rivoluzione.

La situazione arbitrale non avrebbe bisogno di nuovi commenti, il gioco si è complicato non per questioni tattiche o tecniche ma perché il regolamento è scritto da chi non ha dentro il sangue lo spirito agonistico di questo meraviglioso gioco. La moltiplicazione dei giudici, una furbastra manovra per aumentare il numero di voti elettorali a ribadire il potere, non ha agevolato il lavoro dei direttori di gara e dei loro assistenti.

Dalla Fifa è arrivata una improvvisa illuminazione sul fuorigioco, Infantino ha annunciato che è allo studio una riforma della regola, si tornerà alle origini, il calciatore sarà considerato in offside (questo significa) quando sarà TOTALMENTE oltre la linea del penultimo difensore difendente, come accade con la goal technology, pallone completamente oltre la linea bianca di porta. Una revisione logica, per questo clamorosa, vista la mentalità burocratica di chi ha in mano il calcio. Per comprendere questo sistema suggerisco di leggere l’intervista che Zvonimir Boban ha concesso a Nick Ames di The Guardian, una lunga confessione a spiegare la sua esperienza negativa conclusasi con Infantino (per il premio della pace a Trump «Irrispettoso e irresponsabile. Non potevo assistere. Mi ha sorpreso che abbia iniziato a pensare in questo modo, troppo politico, ossessionato dai politici e da tutte quelle storie») e Ceferin (all’epoca Boban criticò le «aspirazioni personali» di Ceferin; in risposta, Ceferin dichiarò al Guardian che Boban «non merita il mio commento»). Il calcio deve tornare ai calciatori purché essi stessi la smettano di recitare, di fingere, di simulare, così tradendo non l’arbitro ma il pubblico.

Sta per incominciare un anno di impegni seri, i club italiani e la nazionale azzurra sono chiamati a dimostrare sul campo quello

che i dirigenti del football ed i politici non sono stati e non sono capaci di realizzare, nel loro condominio di interessi. Servono fatti e non chiacchiere, serve il pallone che è differente dal calcio. Il resto è nebbia.

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