Che noia la playstation

Ci sono tecnici di calcio che dicono ai loro giocatori: siete fortunati, guadagnate tanto e fate il mestiere più bello del mondo. E quelli, i giocatori, lo ascoltano

Che noia la playstation
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Ci sono tecnici di calcio che dicono ai loro giocatori: siete fortunati, guadagnate tanto e fate il mestiere più bello del mondo. E quelli, i giocatori, lo ascoltano. Magari gli credono. Ma poi tirano fuori la Playstation e si perdono in un altro mondo perché, in fondo, che noia attendere di giocare una partita. Lo ha raccontato anche Nicolò Fagioli, il ragazzo della Juve in lotta con la ludopatia. Ma oggi c'è un allenatore che dice: «Da ora in poi le playstation restano a casa. Affibbio io i compiti per distrarsi la sera, se non sono bastati quelli di giorno». Questo signore si chiama Luciano Spalletti, è il ct della nazionale: un primo ministro pallonaro che sta al di sopra delle parti.

E non teme problemi con i musi lunghi. La playstation è la partita a carte per i giocatori di un tempo: stavano in gruppo, i ritiri non finivano mai. Ma stavano insieme. La playstation non fa gruppo, fa solo passatempo. Per tutti ugual obiettivo: battere la noia prima di vincere (magari perdere) la partita. La noia fa parte del gioco del calcio per un mestierante. La playstation è il succedaneo di qualsiasi forma di gioco: lo scacciapensieri. Noia per chi gioca, noia per chi guarda: questo è il calcio? Visto così, è una sconfitta per tutti. Cambiano i tempi: una volta il mestiere valeva per la gloria e la passione, oggi per far soldi. Eppure c'è una regola senza tempo.

La sintesi è sempre di Spalletti, che vuol vincere il

campionato europeo: «Bisogna stare sul pezzo, concentrati, non si cazzeggia». In nazionale, nei club, nella vita. Difficile dire se l'effetto sia garantito. Certamente è un'idea per non annoiarsi e non sentirsi perdenti.

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