Dunque gli alieni esistono, anche nel calcio italiano. Mettete per esempio un allenatore di una delle squadre più importanti che incontra una squadra importante come lei e perde la partita per un rigore che perfino gli arbitri al microfono dicono che non è rigore. Roba da “Processo del Lunedì”, se ancora esistesse in vita Aldo Biscardi. E infatti, ovviamente, si scatena il pandemonio, che comincia già in campo con regolamento di conti tra un tecnico (l’altro) con un suo ex giocatore, e prosegue dopo il fischio finale. Del tipo: di sconfitte così se ne parla tutta la settimana e oltre.
Poi però, c’è l’allenatore di cui sopra. E mentre il suo presidente (con garbo) si lamenta dell’accaduto e il suo collega (con un po’ meno garbo) continua a sistemare i conti con passato e presente al microfono, mentre rispunta il tradizionale ritornello “sono cose di campo” (che guardano milioni di persone, per dire), ecco proprio lui si siede davanti ai giornalisti e fa un discorso più o meno così: “Voglio parlare di calcio, di quello che di buono hanno fatto i nostri ragazzi per stare in partita e delle energie che invece hanno sprecato a litigare con la loro panchina perdendo lucidità.
Io non verrò mai a lamentarmi qua perché ho una dignità e un approccio diverso da quello a cui molti sono abituati.
I giocatori devono pensare solo a giocare, io sto cercando di cambiare le cose ma per ora lotto da solo: siamo sempre abituati a piangere e lamentarci e dobbiamo evolverci. Finché sarò qui farò questo, non mi interessa cosa pensano gli altri di me”. Chissà quando Christian Chivu tornerà su Marte, per il momento lottiamo per convincerlo a rimanere tra noi.