Clamoroso a Cagliari: l’ultima di Ranieri è straordinaria, ma la Fiorentina la ribalta al 103’

L’ultimo abbraccio a Ranieri all’Unipol Domus è carico d’emozione, ma il match in campo è straordinaria dimostrazione dell'imprevedibilità del calcio: quattro gol e due annullati, finché Arthur regala l’ottavo posto al cardiopalma alla Fiorentina

Clamoroso a Cagliari: l’ultima di Ranieri è straordinaria, ma la Fiorentina la ribalta al 103’

L’Unipol Domus esplode d’amore e riconoscenza – come cita lo striscione della curva degli Sconvolts ed i cori generali a decibel altissimi – per un uomo che ha fatto la storia, non soltanto a Cagliari, ma del calcio italiano (e non solo). L’ultima di Serie A, l’ultima di Claudio Ranieri: Cagliari – Fiorentina è un intreccio soprattutto d’emozioni.

Oltre la commozione, quel che accade in campo è altrettanto entusiasmante: 2-3 al cardiopalma, conquistato al minuto 103’, che significa, per la Fiorentina, ottavo posto certo. Il primo tempo è un concentrato di sospiri dagli spalti, perché il Cagliari di occasioni ne matura tantissime e, quasi su tutte, c’è lo zampino – ma più che altro il guantone – di "San" Pietro Terracciano, per il quale nel capoluogo toscano sarà acceso più d’un cero votivo: l’estremo difensore viola pare, ad un tratto, muro invalicabile. Lapadula, Luvumbo, Viola, Prati, Deiola – ci provano tutti; solo il 9 rossoblù avrebbe la gioia, allo scadere, ma il suo gol è annullato per fuorigioco. Alla Fiorentina, invece, basta il suo pirata, Jack Bonaventura: al 39’, servito da Castrovilli, sterza su Augello e insacca un sinistro a giro morbido morbido. Alla ripresa, i rossoblù si lanciano all’arrembaggio e la Fiorentina cede, al 64’, proprio mentre la curva sarda salta tanto da far tremare la Domus: il cross di Prati è perfetto per l’inserimento di capitan Deiola, che di testa imbuca. Per un momento, s’alza la bandierina dell’assistente e sembra tutto finito, ma, dopo check del Var, Prontera indica il centrocampo: è pareggio che fa esplodere la Domus, col primo centro stagionale del capitano, che poi corre ad abbracciare Ranieri. Il vero spettacolo succede a meno di dieci minuti dalla fine, e si protrae oltre il centesimo: al minuto 84, cambia tutto ed il Cagliari se la riprende di forza, per l’ennesima volta, con tutto il coraggio e l’intelligenza possibile, riflesso condizionato del suo insuperabile allenatore. Mutandwa, il ragazzo del 2003 al primo centro in Serie A, fa un gol eccezionale: parte da sinistra, si accentra, sposta palla e cerca immediatamente la porta di collo interno a girare sul secondo palo – il tiro tocca il legno, ma è imprendibile. Quattro minuti scarsi dopo, Biraghi da punizione trova Nico González che s’inserisce e beffa Scuffet. I cinque di recupero raddoppiano e, mentre Lapadula si vede annullare una vera prodezza da fantascienza – sul lancio di Mina, stop di sinistro e tiro di destro – la Viola si lancia all’arrembaggio e trova, al 101’, un fallo in area di Di Pardo su Beltrán per il quale Prontera viene richiamato all’on-field review: è rigore. Il pallone se lo prende Nico, ma poi glielo toglie quasi dalle braccia Arthur, che si presenta contro Aresti, e fa bene: il minuto è il 103’, e il direttore di gara può finalmente fischiare tre volte, perché Arthur è freddissimo e regala alla Fiorentina il fondamentale ottavo posto. Game, set, match all’Unipol Domus nell’imprevedibilità assoluta: questo è il Fútbol.

(Save) The Last Dance

Il cuore pulsante dell’Unipol Domus si fa vivo più che mai, in quest’ultimo ballo condotto da mister Ranieri di fronte alla sua gente. Il ritorno “a casa”, la promozione, poi la salvezza ma soprattutto una gran dignità, intelligenza sopraffina ed umanità: un grido catartico, un coro univoco, un abbraccio corale – a Cagliari, quest’ultima di campionato fa più impressione d’altre volte, mentre cala il sipario su una stagione incredibile, che si chiude con l’anticipo del giovedì sera e che, più che sui punti in palio, per questo Casteddu si gioca su ricordi ed emozioni.

Lo è anche per la Fiorentina, alla quale Ranieri ha dato molto: 107 volte in panchina, tra il 1993 ed il 1997; la Coppa Italia e la Supercoppa, fino alla semifinale di Coppa delle Coppe. Per questa Viola, però, qui ed ora, tre punti a Cagliari significherebbero (anche) poter ancora lottare – in caso di sconfitta ad Atene (con tutti gli scongiuri del caso) – in chiave europea.

Le formazioni titolari

La salvezza è come la chiusura di un cerchio”, ha detto Claudio Ranieri. Per quest’ultima volta, allora, la formazione di partenza che sceglie – tra la squalifica di Dossena e l’indisponibilità di Jankto e Makoumbou – vede Scuffet tra i pali, con Zappa ed Augello terzini e l’ex Mina ed Obert centrali di difesa; Prati e Deiola occupano la mediana, mentre è scelto dal primo minuto Viola, affiancato ai lati da Nández e Luvumbo, per la spinta propulsiva verso la prima punta Lapadula.

Per Vincenzo Italiano, a due passi dall’ultima finale in viola, questo di Cagliari è test match fondamentale. Davanti a Terracciano, allora, le scelte sono (quasi tutte, molte) titolarissime: Biraghi, Ranieri, Milenković e Dodô ad occupare le retrovie; Mandragora e Bonaventura scelti invece per la mediana e, davanti, con la rinuncia forzata di Sottil, il consueto trio, alle spalle di Belotti prima punta, è quello composto da Castrovilli, Barák ed Ikoné.

San Pietro salva la Viola, Jack la esalta

Il fischio d’inizio di Prontera è quasi inudibile, perché gli applausi scroscianti e i cori inneggianti a Claudio Ranieri coprono ogni altro suono e proseguono incessanti per i primi quattro minuti abbondanti di gioco. La Fiorentina è subito lanciata in avanti, perché Cagliari è il vero banco di prova in vista della finalissima di Atene, il 29 maggio, che la Viola di Italiano non vuole fallire. I rossoblù scendono in campo con un formale 4-2-3-1 ma, in realtà, Ranieri a bordocampo suggerisce tutt’altra impostazione, quando richiama a sé Viola per indicare “4-4-1-1”. Poco dopo l’indicazione, Nández s’invola in area e piazza un cross morbidissimo, ma Lapadula è anticipato bene da Dodô.

Al minuto 13’, la Domus scroscia ancora una volta di applausi: stavolta, il protagonista della dedica è Davide Astori, che è ex anche qua e, come a Firenze, viene onorato da eterno capitano. Al 16’, un ottimo recupero palla rossoblù porta alla prima, vera tentata conclusione a rete del match: bel movimento di Nández, la palla arriva in area in direzione Lapadula, che è bravo a piazzarsi di fisico di fronte a Dodô per appoggiare a Viola, che sgancia un sinistro che si alza più del dovuto sopra la traversa di Terracciano. Il primo tentativo della Fiorentina di superare la densità impressionante che crea il Cagliari in fase difensiva è notevole: su punizione, Biraghi mette un pallone prezioso sulla testa di Belotti, che prova la girata per alzare la cresta, ma è fermato da un intervento impressionante di Scuffet, che apre la manona in volo e nega la gioia agli ospiti. Un piccolo brivido per la Fiorentina arriva poco dopo, perché Terracciano s’invola in presa incerta su un cross da sinistra di Augello: stoppata in due tempi, evitando ogni danno possibile. L’occasione più pericolosa, però, arriva al 27’: da corner Nicolas Viola regala un pallone perfetto a Deiola, che sbuca dal nulla e fa tremare la Domus. Passa meno d’un giro di orologio, quando la Viola perde palla e il Cagliari ha l’occasione per una ripartenza letale: Lapadula scappa palla al piede, in due contro due, e in area serve Luvumbo – pare un gol già fatto ma Terracciano devia in angolo. Dal corner che ne segue, l’estremo difensore della Fiorentina fa un miracolo vero, perché dopo una serie di trattenute in area la palla carambola tra la testa di Biraghi e quella di Deiola, s’impenna in una parabola piuttosto assurda e pare insaccarsi ma il trentaquattrenne con colpo di reni straordinario allunga il guantone e la scaraventa fuori a millimetri dalla riga.

San Pietro da Firenze – e qualcuno forse gli accenderà un cero votivo, nel capoluogo toscano – interviene ancora su Luvumbo frenando, in uscita, un’altra speranza di vantaggio rossoblù. Non c’è invece il suo tocco qualche istante più tardi, quando Prati, servito proprio dall’angolano, sgancia un bel destro da fuori area: la palla fa vento alla traversa. La risposta della Fiorentina sembra proprio non arrivare; eppure il calcio è uno sport strano, e tutto cambia, improvvisamente, a quasi 5’ dalla fine del primo tempo. Jack Bonaventura si fa trovare sulla lunetta, servito da Castrovilli, poi aggira Augello e dipinge una traiettoria morbida morbida di sinistro che gira splendidamente e s’insacca: vantaggio della Viola, 0-1.

Al 43’, poi, un altro contropiede della formazione di Italiano a trazione Dodô, lanciato da Belotti in profondità, libera Castrovilli – servito in apertura sulla sinistra da Bonaventura – che però si mangia le mani, perché Scuffet è ben posizionato ed evita il raddoppio sul tiro teso e forte dell’ex Cremonese e Bari. C’è tempo giusto per qualche finale polemica, perché Mandragora – già diffidato, e salterà il recupero di Bergamo – s ’iscrive sul tabellino degli ammoniti per primo nel tentativo di ostacolare Scuffet nel recupero palla; poi, nei due minuti (effettivi tre) di recupero concessi, succede un po’ di tutto: Biraghi si fa ammonire con eccesso di nervosismo e Lapadula centra quel che pare, per un momento, il gol del pareggio che è immediatamente annullato dal fuorigioco semi-automatico con un brevissimo intervento di successiva conferma del Var.

Giudizi universali: pazzo Fútbol

Le due squadre rientrano in campo senza cambi, ma ci mette meno di trenta secondi il Cagliari ad ingranare nuovamente la quarta ed imporre il ritmo: Nández crea scompiglio, ma lo ferma Biraghi in corner. Il Casteddu, senza necessità particolari se non l’orgoglio (motore inestinguibile d’energia), vuole raddrizzare le cose, anche per regalare un addio ancor più dolce al proprio allenatore, ed è immediatamente evidente nell’atteggiamento. Al 51’, la pressione è fortissima già nella prima rimessa dal fondo della Viola, alla quale è negata la possibilità di palleggio perché le marcature sono uomo su uomo: è ancora Nández a recuperar palla e cercare Lapadula, che non aggancia, a due passi da Terracciano. I primi cambi li fa allora Italiano che usa uno slot per due, con l’uscita di Mandragora e un invisibile Ikoné in favore di Arthur e Nico González. Al 57’, è ancora il Cagliari a far paura: fotocopia del primo tempo, Viola con classe da corner pennella per Deiola – il suo colpo di testa, stavolta, esce a fil di palo. Due minuti dopo, sia Luvumbo che Viola lavorano con qualità spalle alle porta, finché il numero 10 calabrese la rilancia in area piccola con lo scavino ma Terracciano blocca il successivo tiro smorzato senza fatica. La curva sarda salta tanto da far tremare la Domus, quando, al 64’, il Cagliari la pareggia (di nuovo): il cross di Prati è perfetto per l’inserimento di capitan Deiola, che s’inserisce alla perfezione e di testa imbuca, ma la bandierina dell’assistente si alza subito. Il Var tiene Prontera impegnato e lo stadio sospeso; secondi scorrono inesorabili, ma il direttore di gara bolognese fischia ed indica il dischetto che significa parità. Esplode la Domus, mentre il capitano – al primo centro stagionale – corre a richiamare i suoi che sommergono Ranieri a bordocampo. 1-1 tutto di cuore.

Italiano richiama Martínez Quarta dalla panchina: fuori Milenković, anche (forse) per non rischiare un’ulteriore assenza in diffida per il recupero essenziale contro l’Atalanta. Nel frattempo, tra gli ammoniti finisce anche Bonaventura, che spende il cartellino per impedire un’altra, forte ripartenza della formazione di casa con Nández, che continua a spingere, sulle ali dell’entusiasmo. Altro slot speso in casa Viola: Beltrán e Nzola, i due papabili per la Conference, prendono il posto di Bonaventura e Belotti ad un quarto d’ora circa dal novantesimo. Intanto, anche Ranieri cambia tattica e uomini, perché Luvumbo e Deiola escono per un notevole affaticamento: dentro, Sulemana e Mutandwa. Al 78’, Mina lancia da punizione Nández col solito scatto in fascia, ma probabilmente un pizzico in fuorigioco – il 9 rossoblù la piazza verso il centro, ma la deviazione di Biraghi scaraventa il pallone sul palo di Terracciano; poco dopo, un altro colpo di testa di Nicolas Viola gela Terracciano, ma la palla è fuori. Dall’altro lato, a meno di dieci dal termine, Obert va in confusione e fa qualcosa d’incomprensibile e regala un corner alla Fiorentina: sul cross giganteggia Martínez Quarta, ma la palla non centra la porta. Al minuto 84, cambia tutto ed il Cagliari se la riprende di forza, per l’ennesima volta, con tutto il coraggio e l’intelligenza possibile, riflesso condizionato del suo insuperabile allenatore. Mutandwa, il ragazzo del 2003 al primo centro in Serie A, fa un gol eccezionale: parte da sinistra, si accentra, sposta palla e cerca immediatamente la porta di collo interno a girare sul secondo palo – il tiro tocca il legno, ma è imprendibile. 2-1 e lo zambiano corre ad abbracciare proprio Ranieri.

120 secondi e le palle inattive, ancora una volta, cambiano la storia della Fiorentina: Biraghi, da punizione dalla sinistra, trova Nico González che s’inserisce come un fantasma, senza marcatura addosso, e beffa Scuffet. È pareggio, ancora una volta: 2-2.

Il finale di questa partita quasi non ha senso, nei cinque di recupero concessi da Prontera (che poi diventano quasi sette od otto, poi in realtà almeno il doppio), perché il Cagliari riparte da centrocampo, a pareggio subito, e Lapadula fa una magia straordinaria – sul lancio di Mina, stop di sinistro e tiro di destro da fantascienza – che è spenta soltanto dall’indicazione di fuorigioco. Quando esce Nández, per Di Pardo, la Domus gli regala una standing-ovation: 165 presenza e 6 gol, ma soprattutto una prestazione da trascinatore, che potrebbe lasciare la Sardegna a stagione conclusa. L’ultimo slot di Ranieri è Aresti, terzo portiere del Cagliari, al posto di Scuffet, e Sulemana per Mancosu. La Viola si lancia allora all’arrembaggio, il cronometro scorre ma Prontera non interrompe il gioco: è il minuto 101’ e Prontera, incredibilmente, viene chiamato all’on-field review per un contatto in area di Di Pardo su Beltrán che significa calcio di rigore.

Arthur rigore

Un epilogo da non crederci. Il pallone se lo prende Nico, ma poi glielo toglie quasi dalle braccia Arthur, che si presenta contro Aresti, e fa bene: il minuto è il 103’, e il direttore di gara può finalmente fischiare tre volte, perché Arthur è freddissimo ed imbuca, regalando alla Fiorentina il fondamentale ottavo posto. Game, set, match all’Unipol Domus nell’imprevedibilità assoluta: questo è il Fútbol.

Il tabellino del match

CAGLIARI (4-2-3-1) – Scuffet (90’+4’ Aresti); Zappa, Mina, Obert, Augello; Prati, Deiola (78’ Sulemana, 90’+4’ Mancosu); Nández (90’+3’ Di Pardo), Viola, Luvumbo (78’ Mutandwa); Lapadula. Allenatore: Claudio Ranieri

FIORENTINA (4-2-3-1) – Terracciano; Biraghi, Ranieri, Milenković (66’ Martínez Quarta), Dodô; Mandragora (56’ Arthur), Bonaventura (74’ Beltrán); Castrovilli, Barák, Ikoné (56’ Nico González); Belotti (74’ Nzola). Allenatore: Vincenzo Italiano

Marcatori: 39’ Bonaventura (F), 64’ Deiola (C), 85’ Mutandwa (C), 89’ Nico González (F), 90'+13' Arthur (F)

Ammoniti: 44’ Mandragora (F), 45’+3’ Biraghi (F), 71’ Bonaventura (F), 89’ Nzola (F), 90’+2’ Mina (C), 90’+4’ Sulemana (C)

Espulsi: n/a

Arbitro: Alessandro Prontera (Bologna)

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