
Sembra teso come la corda di un violino, come gli capita nei giorni che scandiscono la sua carriera, Sergio Conceiçao. Al mattino, in giacca e cravatta, il discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica, il pomeriggio il suo catenaccio verbale dinanzi ai cronisti a caccia di conferme sullo schieramento. «Non ho deciso, non ho detto niente neanche a loro» informa il portoghese che conosce il valore di questa serata inattesa da Milan. Dietro la coppa Italia che manca a casa Milan dal 2003 (la vinse Ancelotti con i protagonisti della Champions vinta contro la Juve a Manchester), c’è molto di più e di non detto per il suo futuro a Milanello. «Hai detto, dopo parlerò io: è una minaccia o una promessa?» il quesito a cui risponde con diplomazia, per la prima volta, «né una né l’altra» chiudendo la porta a una possibile intemerata. Le indiscrezioni che lo vorrebbero confermato in caso di successo che vuol dire accesso all’Europa League e al piccolo gruzzolo di milioni, negli ultimi giorni, si sono moltiplicate. E allora la tensione è tutta nel preparare una sfida al Bologna, sofferto per 65-70 minuti a San Siro venerdì scorso, e rimontato grazie all’ennesimo inseguimento del risultato, una costante ripetuta troppo volte per risultare casuale. «Sarà un altro Bologna, recupera tutti gli assenti di venerdì» continua Sergio Conceiçao che pure può contare su Leao (squalifica scontata in campionato) e su Fofana, uno di quei pilastri su arcata unica, sui quali poggia la costruzione del gioco (Reijnders) e la diga davanti alla difesa che, nel nuovo sistema di gioco, parole di Mike Maignan, «aumenta la fiducia del gruppo».
«Abbiamo fame» ripete il portiere francese, capitano di un gruppo che sembra aver ritrovato - se non la formula magica del gioco - il cemento umano e professionale registrato nelle ultime quattro sfide, tra campionato e coppa Italia chiuse con il successo. Dev’essere anche per questo motivo che a dispetto dello smalto ritrovato di Gimenez, il tecnico si orienti su Jovic per un paio di buoni motivi suoi (è stato decisivo nella semifinale di ritorno con l’Inter, è più indicato sul piano tattico per giocare con Leao) che devono poi superare il test del campo.
«Non c’è paura, io sono così, noi siamo così, c’è voglia di competere» ripete il portoghese sapendo che in caso di sconfitta tutto quel che di buono ha costruito in cinque mesi finirebbe nel cestino dei rifiuti di una stagione da dimenticare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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