Evaristo, un uomo

Finito a terra, il Becca si è ripreso ma è a bordo campo per le cure necessarie, ci vuole molta pazienza, la stessa che gli allenatori gli riservarono, tanto la genialità faceva a pugni con la pigrizia

Da Inter Tv
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Con Beppe Viola fummo invitati all'inaugurazione di una discoteca a Corte Franca. Il nome era da repertorio, Number one, tra i soci, oltre al mitico Mario Basalari, c'era Claudio Correnti, capitano del Como. Era stato lui a coinvolgere amici, calciatori e giornalisti. Al parcheggio, tra nebbia e gelo, incontrammo Altobelli e Beccalossi, Beppe stuzzicò la futura coppia interista: «Mi sembra di essere nel Nevada». L'Evaristo stupito replicò:

«Veramente veniamo da Brescia!», era sincero sul serio ma la risposta portò a una risata di gruppo. Evaristo scusa se insisto, domani festeggia anni 69, uso il verbo apposta perché la sua vita bella di colpo è piombata nella nebbia e nel ghiaccio di quella notte bresciana, stavolta non c'è invito al ballo ma desiderio di riacciuffare l'esistenza che gli è entrata bastarda da dietro, come accadeva con certi difensori irritati e irretiti dall'arte provocatoria del dribbling (Driblossi lo battezzò Gianni Brera). Finito a terra, il Becca si è ripreso ma è a bordo

campo per le cure necessarie, ci vuole molta pazienza, la stessa che gli allenatori gli riservarono, tanto la

genialità faceva a pugni con la pigrizia. I due rigori sbagliati contro lo Slovan di Bratislava in Coppa Uefa diventarono uno strepitoso monologo teatrale di Paolo Rossi: «Per me questo comunque è un uomo». Aveva ragione.

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