
L’obiettivo minimo dichiarato quando aveva preso la guida della Nazionale, l’approdo ai playoff, è finalmente arrivato ma Gennaro Gattuso tiene gli occhi ben fissi sul premio finale, riportare l’Italia ai mondiali dopo due dolorosissime eliminazioni consecutive. La vittoria con Israele in una Udine sconvolta dalla guerriglia urbana e dalle proteste rende ancora possibile, ancorché estremamente improbabile, la qualificazione diretta ma le probabilità sono ridotte al lumicino. Se scavalcare la Norvegia è quasi impossibile, toccherà passare dalle forche caudine del girone di playoff per rompere la maledizione e riportare l’Italia ai mondiali. Eppure, nel post-partita, Gattuso sa bene quanto cruciale sia questo obiettivo per il calcio tricolore: in caso di mancata qualificazione, la vergogna sarebbe tale da convincerlo addirittura a trasferirsi all’estero.
“Andrò a vivere lontano dall’Italia”
Da quando ha preso il posto di Luciano Spalletti, l’Italia non ha fatto che vincere, segnando la bellezza di sedici gol, qualcosa di inaudito per una nazionale da sempre accusata di essere troppo sparagnina e difensivista. Gattuso, però, sa bene come, in questo momento storico, conti solo una cosa: la qualificazione al mondiale 2026 da ottenere a tutti i costi. Alla domanda in conferenza stampa di un collega risponde con una franchezza inusuale: “I meriti me li prenderò se riuscirò a centrare l'obiettivo, sennò andrò a vivere lontano dall'Italia. Già ci sto un po' lontano, ancora più lontano...”. L’ex tecnico di Napoli e Milan riflette sui mesi passati alla guida della Nazionale e lo fa, come suo solito, senza menare il can per l’aia.

“Non sono uno scappato di casa, qualcosa ho fatto in questi anni, però sapevo che c'era gente che aveva fatto molto di più di me e l'ho presa come una grande responsabilità, non come un peso”. Se i risultati danno ragione al tecnico calabrese, Gattuso si dice sorpreso dalla volontà dei giocatori di seguire le sue indicazioni: “Sapevo quello che volevo fare, ce l'avevo ben chiaro, ma non non pensavo di riuscire a mandare la squadra 16 volte al gol. Non pensavo questo, pensavo di provare a riuscire a creare un gruppo, a creare una squadra che poteva stare bene in campo, però il merito è loro. Io ho pochissimi meriti. Lavoro sì, gli sto vicino con lo staff, lavoriamo tantissimo, perché sono 7-8 giorni che bisogna veramente lavorare tanto, si dorme poco, però si fa anche questo perché dopo quando arrivano le vittorie si si sta molto bene”.
“Non possiamo sottovalutare nessuno”
Nonostante gli Azzurri abbiano sofferto più del previsto la tecnica e le ripartenze della nazionale israeliana, Gattuso preferisce concentrarsi sui passi avanti fatti dal gruppo, che sta crescendo dal punto di vista dell’amalgama: “Mi piace la disponibilità dei ragazzi. È una squadra che si allena sempre al top, è una squadra che sta cominciando a stare bene insieme. Noi vogliamo provare a fare determinate cose, a volte ci riusciamo, a volte no”. Se le prime pagine sono occupate inevitabilmente dalle imprese degli attaccanti, Retegui in testa, il ct azzurro preferisce parlare di quanto aiutino la squadra a giocare bene. “E dopo voi parlate dei 16 gol, ma per me il lavoro che stanno facendo gli attaccanti è incredibile, vanno a fare pressione, fanno doppia scalata, vanno in profondità, vengono a giocare sulle seconde palle, e questo sia in fase difensiva che in fase di possesso. Li cerchiamo sempre e ci fanno sviluppare il gioco. Penso che tutto questo lo stiamo facendo molto bene, oltre alla mentalità.”.

Altrettanto importante, poi, il fatto che l’Italia sia rimasta compatta anche quando rischiava di prendere un’imbarcata:“Oggi la squadra ha sofferto, ha saputo soffrire, abbiamo fatto tante cose buone, e penso che bisogna essere soddisfatti e guardare avanti sapendo che ancora c'è tanto da lavorare”. Una volta messo in cascina l’accesso al girone dei playoff, tornano alla mente le dolorose eliminazioni subite contro Svezia e Macedonia del Nord che hanno negato all’Italia la partecipazione ai mondiali di Russia e Qatar. Il quadro delle qualificazioni è tuttora molto confuso, tanto da far dire a Gattuso che ha smesso di provare a capire quali potrebbero essere le avversarie della sua Italia. “Per riuscire a capirlo ci vuole un ingegnere nucleare. Perché ogni volta che perde una squadra, dopo si rischia di beccarne un'altra. Io ho strappato i fogli, ho strappato tutto”.
La cosa che preoccupa di più il ct azzurro è il far capire alla sua Italia che, nel calcio moderno, il blasone conta poco o niente: “Oggi si può perdere con tutti, proprio noi non possiamo permetterci di sottovalutare nessuno. Anzi grande rispetto per tutti e noi siamo quelli che si devono mettere l'elmetto e riuscire a fare le robe come si deve”.