Milano Nasce l’Inter americana: stamane l’assemblea, quindi il cda che eleggerà il nuovo presidente.
Due settimane dopo avere escusso il pegno per il mancato pagamento di Zhang (che ha ricevuto la maglia autografata da staffe giocatori, nella foto), quindi in tempi che più stretti non avrebbero potuto essere, Oaktree dà oggi un volto anche formale alla sua gestione. Nel frattempo, ha dato l’ok ai rinnovi di Lautaro e Barella (già definiti) e Inzaghi (da capire solo la scadenza), che diventeranno realtà nei prossimi giorni (Lautaro è già partito per la Coppa America e firmerà quindi materialmente, solo al rientro dalla vacanze). Partenza col botto, con l’intenzione di allungare la serie di successi di queste stagioni.
Inter americana, ma presidente italiano, proprio per volere di Oaktree, che in questo modo intende dare un segnale. Il fondo americano è in pressing su Marotta perché accetti la poltrona di numero uno, ma l’ad preferirebbe essere confermato nell’attuale ruolo. In calando le quotazioni del notaio Carlo Marchetti, già presente nel “vecchio” cda, indipendente in quota Oaktree, stabili quelle di Renato Meduri, vicepresidente del fondo. Sarà il nuovo cda, composto come quello decaduto da 10 membri, a nominare il presidente, ma la scelta arriverà prima, nell’ultima notte.
Nel nuovo Consiglio (oltre ai confermati Antonello e Marotta, più gli uomini già di Oaktree Marchetti e Carassai) entreranno di sicuro Cano, Ralph, Meduri e Carlo Ligori, tutti manager del fondo americano. Il nuovo cda resta con 10 membri, perché così è previsto dallo Statuto, che non è stato modificato. Uno dei 2 nomi mancanti potrebbe quindi essere quello del presidente a sorpresa, perché finora mai ipotizzato.
Una mossa di interismo, che sicuramente 11110 sarebbe ben gradita dalla piazza nerazzurra, sarebbe quella di cooptare in Consiglio Javier Zanetti, oggi vicepresidente, ma nel cda.
L’Inter è alla terza proprietà straniera consecutiva. Là dov’è stato Massimo Moratti fino al 2013, in poco più di un decennio sono passati indonesiani, cinesi e ora americani.
Proprio il Como (indonesiano) e il Bologna (canadese) sono le uniche eccezioni, perché gli altri 8 club sono in mano a gruppi americani.
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