Leggi il settimanale

"Non ci conosceva nessuno, ora pure la Signora ci teme"

Il ds italiano del club cipriota (proprietà russa) Cristiano Giaretta ha costruito la squadra da zero

"Non ci conosceva nessuno, ora pure la Signora ci teme"
00:00 00:00

Ha portato una cittadina di Cipro con neanche 35mila abitanti in Champions: Cristiano Giaretta, vicentino di 57 anni, è il direttore sportivo del miracolo Pafos che stasera affronterà la Juventus allo Stadium.

Giaretta, ha lasciato il Watford per Cipro: un azzardo?

«A Londra stavo molto bene, i proprietari russi del Pafos mi hanno illustrato il loro ambizioso progetto: la Champions. Proprio il mio sogno da ds».

Farlo non è come dirlo: quali le difficoltà?

«Arrivarci in due anni non era semplice, il Pafos non aveva mai vinto nulla, neanche a Cipro. Ma in tempi brevi abbiamo rinforzato la rosa riuscendo ad attrarre giocatori importanti. L’aspetto più difficile ».

Perché?

«Nessuno lo conosceva il Pafos. Poi abbiamo vinto la prima coppa nazionale, siamo arrivati fino ai sedicesimi di Conference, giocando anche a Firenze».

Da ds a Udine alle esperienze internazionali, nel futuro l’Italia?

«Dopo l’Udinese, il Cska Sofia e il Watford, grazie alla famiglia Pozzo. All’estero ho creato un network di contatti che non avrei potuto sviluppare stando solo in Italia e ora ho un bagaglio molto più completo ».

Intanto in Italia ci torna per la Juve: è già una bella vittoria…

«Sì, una grandissima soddisfazione e il coronamento di tanti sforzi. So di aver preso un bel rischio, scegliendo un club piccolo come il Pafos, ma è stata una delle decisioni migliori della mia carriera».

Avete battuto il Villareal e fermato Monaco e Olympiacos. Stasera con la Juve?

«Abbiamo già fatto tantissimo, ma non siamo appagati: un solo ko, con il Bayern. Il sogno sarebbe qualificarci tra le 24, ma è quasi impossibile».

A Torino, Spalletti ha dato la scossa attesa?

«Spalletti prova a tirare fuori il massimo. Mi spiace per l’infortunio di Vlahovic, Di Gregorio non mi aspettavo accusasse queste difficoltà, ma la maglia della Juve è pesante. Però resta un’ottima scelta ».

Intanto la A non ha un padrone: hanno fatto tutti passi in avanti o molte un passo indietro? Per lo scudetto, incideranno le coppe?

«Non credo, in Italia si è abituati a gestire più impegni.

Noi lo scorso anno abbiamo fatto 61 partite, ma è stata una novità. Semmai in A ci sono poche reti, manchiamo di creatività. Anche al Pafos sto cercando di migliorare le varie fasi di gioco, con allenatori per la gestione difensiva e quella offensiva».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica