Calcio

"Sognavo il miracolo". Il dolore di Mancini per il "fratello" Vialli

Il commissario tecnico della Nazionale italiana affranto per la perdita del “gemello”: “Luca trasmetteva gioia, ricordiamolo così”

"Sognavo il miracolo". Il dolore di Mancini per il "fratello" Vialli

Roberto Mancini e Gianluca Vialli hanno condiviso un grande pezzo di vita insieme. Vittorie e sconfitte, gioie e dolori, feste e lacrime. È enorme il dolore del commissario tecnico della Nazionale italiana per la prematura morte del “gemello”, in onore del soprannome coniato durante gli anni d’oro alla Sampdoria.

vialli e mancini

"È una grande perdita, per me, per la sua famiglia prima di tutto e per tutto il calcio italiano. Perdo un fratello, speravo in un miracolo", le parole del Mancio in una intervista realizzata e diffusa dalla Figc: "Ci siamo visti, abbiamo parlato, scherzato, lui era sempre di buon umore e questo un pò mi risolleva. Il nostro rapporto è stato di grande rispetto, amore, amicizia. Luca era gioia e va ricordato così".

Il dolore di Mancini

La finale di Coppa Campioni in maglia blucerchiata persa contro il Barcellona nel 1992, ma anche la gioia dell’11 luglio 2021 sull’erba di Wembley per l’Europeo vinto. Mancini e Vialli, due fratelli dentro e fuori dal campo. "È un momento difficile, ma dobbiamo cercare di andare avanti", l'omaggio del tecnico di Jesi: "Abbiamo vissuto quasi tutta la nostra vita insieme, c'era un legame stretto, quello tra due fratelli. Due persone che a un certo punto si sono separate calcisticamente però quando si è amici, lo si è per sempre. Luca per me era questo. Il nostro rapporto è stato di grande rispetto, affetto, amore, amicizia".

Roberto Mancini e Vialli

Mancini ha poi posto l’accento sull’importanza di Vialli in Nazionale per il suo rapporto diretto con i più giovani. E l’amore ricevuto non è casuale: “Luca ha fatto capire a tutti, soprattutto ai più giovani il valore della maglia azzurra, quello che si deve fare dove si poteva arrivare”. Una persona di grande valore, ha ricordato, difficile vederlo arrabbiato: “A lui piacerebbe che lo si ricordasse anche per questo oltre che per essere stato un grande calciatore, un vero professionista con un carisma straordinario. Era un ragazzo, allegro, giovane, al quale piaceva la vita”.

Parole che arrivano dal profondo del cuore, quelle del tecnico di Jesi, presente al Torino Film Festival a novembre per presentare insieme all’amico il docufilm “La bella stagione”, diretto da Marco Ponti e dedicato allo scudetto della Sampdoria: "Questo film è stato fatto soprattutto per far vedere quanto sia importante l'amicizia tra persone che lavorano nello stesso gruppo e dove si può arrivare quando c'è questa coesione: contiene ricordi molto belli, ci sarà da piangere".

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