Qatar 2022

Libertà e diritti Lgbt, nessuna schiarita in Qatar

Invece della vittoria dell'Iran sul Galles, a far notizia è l'inno cantato a mezza bocca dai giocatori, le magliette politiche sequestrate e la sempre viva questione delle fasce ed oggetti arcobaleno per supportare i diritti della comunità Lgbt+. L'ultimo scaricabarile della Fifa potrebbe irritare le autorità qatariote

Tifosa con una sospetta maglietta bianca prima di Iran-Galles
Tifosa con una sospetta maglietta bianca prima di Iran-Galles

Se molti speravano che i primi gol e i verdetti del campo spazzassero il campo dalle troppe controversie che circondano il primo mondiale in terra araba, le polemiche continuano ad oscurare lo spettacolo del gioco più bello del mondo. Più del convincente 2-0 piazzato al Galles di Gareth Bale, si parlerà ancora una volta di cose che col calcio hanno poco a che fare: le rivolte in corso in Iran e la spinosissima questione dei diritti per le comunità Lgbt. La frustrazione del tecnico portoghese Carlos Queiroz era evidente già da ieri; in coda alla conferenza stampa pre-partita una giornalista della Bbc ha provato a farlo esprimere ancora sul supporto dei suoi giocatori a chi in Iran sta lottando per rovesciare il regime teocratico. La sua risposta stizzita, colta da un’altra giornalista inglese, è eloquente: “Perché non chiedete a Southgate dell’Afghanistan?”.

La controversia si è poi spostata sul pre-partita, con gli occhi del mondo puntati sulle labbra dei calciatori del Team Melli, che prima del disastroso debutto con l’Inghilterra, avevano evitato di cantare l’inno della repubblica islamica. Stavolta, invece, i giocatori hanno “mormorato” l’inno a bocca semiaperta, imitati dai tifosi sugli spalti che in buona parte hanno applaudito. Le telecamere del world feed, che avevano censurato in diretta la protesta dei calciatori tedeschi, stavolta hanno ripreso tutto, con dovizia di particolari. A dire il vero si sono sentiti pure parecchi fischi di disapprovazione. Molti, poi, hanno notato come uno dei più talentuosi calciatori iraniani, Azmoun, non abbia aperto bocca.

Non è dato sapere cosa abbia fatto cambiare idea ai ragazzi di Queiroz, ma sicuramente avevano ricevuto forte e chiaro il messaggio mandato giovedì dalle autorità iraniane. Alla fine dell’allenamento con la sua squadra di club, uno dei calciatori più popolari in Persia era stato infatti arrestato per aver “infangato la reputazione della nazionale ed aver diffuso propaganda contro il governo”. Voria Ghafouri non è un calciatore qualsiasi: ex capitano dell’Esteghlal era stato dato come titolare fisso in Qatar, prima di esser stato escluso a sorpresa dalla rosa. Il fatto che non abbia mai nascosto la sua opposizione al regime avrà sicuramente avuto il suo peso. Il 35enne calciatore di origine curda era già stato arrestato in passato per alcune dichiarazioni critiche verso il primo ministro iraniano.

Se anche una maglietta fa paura

A fornire un minimo di contesto sul clima che si respira negli stadi, il contributo dell’inviato de Repubblica Matteo Pinci. In un video pubblicato sul sito del giornale romano si vede un "incidente" avvenuto ai controlli di sicurezza prima dell’inizio della partita allo stadio Bin Ali di Al Rayyan. Due ragazzi iraniani si presentano con una maglietta bianca, semplice, con una scritta in inglese inequivocabile: “Freedom”, libertà. I solerti agenti della security non hanno sentito storie, allontanandoli dall’ingresso dello stadio: coprire la scritta non basta, nessun messaggio politico è ammesso al mondiale qatariota.

Scena simile poco dopo, quando due donne sono state bloccate per avere una maglietta con la scritta “libertà per le donne”, minacciando di togliersela e rimanere in reggiseno. Le riprese effettuate dal giornalista italiano non sono passate inosservate: gli è stato impedito di filmare le ragazze e chiesto di cancellare il video, pena sequestro del telefonino. C’è voluto l’intervento dei superiori per farli desistere. A quanto pare ai tifosi è stato consentito l’ingresso allo stadio ma solo dopo aver consegnato le magliette incriminate, che gli sarebbero state riconsegnate all’uscita. Per evitare che andassero in giro a torso nudo, una maglia bianca, casualmente disponibile e nella taglia giusta. Le parole di un delegato Fifa sono chiarissime: “Qui sono molto attenti – ci dice – a evitare messaggi politici, per le tensioni politiche che esistono anche con altri stati”.

Diritti gay, scaricabarile tra Fifa e Qatar

Se la vigilia dell’Iran era stata complicata dalla politica, i Dragoni del Galles avevano avuto da fare per svincolarsi dalla questione sui diritti Lgbt+, che non accenna a spegnersi. Il capitano Gareth Bale, nella conferenza stampa, aveva provato a gettare acqua sul fuoco: “Non siamo stati troppo felici di questa decisione ma alla fine siamo qui per giocare a calcio e dobbiamo concentrarci su questo. Se poi fuori dal campo c’è qualcosa che si può fare, la faremo”. Una risposta sibillina che lascia presagire nuove iniziative all’insegna del virtue signalling (ostentata aderenza a valori morali), tentazione irresistibile per molte compagini occidentali. A parte l’annosa questione della fascia, l’abbigliamento portato dai tifosi gallesi ha visto l’ennesimo screzio tra la Fifa e le autorità qatariote. Le telecamere hanno mostrato più volte una “macchia” con i colori dell’arcobaleno sugli spalti dello stadio di Al Rayyan, frutto di una complicata trattativa tra il governo del calcio mondiale ed il paese organizzatore.

A quanto pare, infatti, la security aveva sequestrato cappelli ed ombrelli color arcobaleno prima del debutto dei britannici contro gli Stati Uniti. Di fronte alla protesta ufficiale della federazione gallese, la Fifa ha dato indicazione ai vari stadi di accettare l’ingresso di questi oggetti. A darne notizia proprio i britannici, che si dicono soddisfatti dal fatto che la Fifa abbia voluto ribadire come “tutti saranno i benvenuti in Qatar durante la Coppa del Mondo”. Invece di accettare la vittoria, i gallesi rilanciano, dichiarando che continueranno ad “evidenziare qualsiasi questione relativa ai diritti umani”. L’irritazione delle autorità del paese organizzatore non è ancora sfociata in dichiarazioni ufficiali ma sembra evidente. Visto che nei giorni scorsi i sequestri di materiale coi colori dell’arcobaleno erano pratica comune, l’entrata a gamba tesa della Fifa, invece di stemperare le tensioni, potrebbe dare origine a nuovi incidenti.

Le polemiche, insomma, continuano ad infuriare, con buona pace dei tanti tifosi che vorrebbero solo parlare di calcio.

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