Dalla programmazione all'improvvisazione. C'era una volta la Serie A regina del mercato

A marzo il Milan prendeva un pallone d'oro (Papin), Baggio era della Juve a maggio e l'Inter presentava Ronaldo a luglio

Dalla programmazione all'improvvisazione. C'era una volta la Serie A regina del mercato
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Quando eravamo re, il Milan comprava un Pallone d'Oro a marzo (Papin), la Juventus portava Robi Baggio a Torino nel mese di maggio, l'Inter presentava il Fenomeno Ronaldo a luglio, prima di avere giocato persino un'amichevole. Quando eravamo re, i nostri club non aspettavano l'ultimo giorno di mercato (e dopo già 2 partite di campionato) per definire i propri organici. Tu chiamala se vuoi, programmazione. Oggi sconosciuta quasi ovunque. Mercato un tanto al chilo un po' per tutti: scambi e prestiti, diritti e obblighi, ma anche soldi, perché poi non è del tutto vero che i soldi non ci sono più. Il Milan, per esempio, prima spende 60 milioni per Ricci e Jashari, poi all'ultimo minuto infila nel sacco anche Rabiot, così si ritrova con un centrocampo extralusso, ma l'attacco monco e la difesa corta. Quando si dice, andare un po' a tentoni.

Fra le grandi, l'eccezione è il Napoli. Vero che ADL ha chiuso Hojlund solo in volata, tampone al grave infortunio di Lukaku, ma per il resto i campion d'Italia hanno seguito da maggio un'unica via, centrando più o meno tutti gli obiettivi che Conte e il presidente avevano messo sulla carta. Compreso Lucca, che sarebbe dovuto crescere all'ombra di Big Rom e che invece s'è ritrovato un po' troppo presto in prima linea. Hojlund allo scadere arriva proprio per questo. Non è garanzia di successo, ma certo è un buon inizio.

Non le piccole, ché quelle hanno ovviamente sempre fatto un po' fatica, ma un tempo nemmeno lontano, le squadre più importanti sapevano già cosa fare nella stagione successiva prima che si chiudesse quella in corso. Che l'allenatore fosse confermato, più semplice, o che ne arrivasse uno nuovo: questi i giocatori che restano, questi gli obiettivi da cercare. Oggi invece si viaggia quasi ovunque a zig zag. Vedi il Milan: giocheremo con la difesa a 4, anzi no: con quella a 3. O l'Inter: una punta e due trequartisti, macché 3-5-2, come prima ma diversamente. Ibridi, appunto.

Mai come quest'anno, l'impressione è che l'improvvisazione abbia scalzato dalle agende la programmazione, da tradursi in un poco ortodosso «faccio ciò che posso». E così, l'Inter che a inizio mercato cercava un giovanotto forte da sommare alla sua difesa (Leoni) l'ultimo giorno ha finito per prendere Akanji, sottraendole peraltro Pavard, che ha un anno in meno dello svizzero. Così alla fine, dietro ai veterani Acerbi e De Vrij, la prima riserva continua a essere Bisseck. Non serviva Atta per capire che c'è del rischio.

Da manuale del nuovo mercato anche alcune operazioni della Juventus,

che per tre mesi ha inseguito Kolo Muani, facendone pubblico obiettivo, e l'ultima notte ha ripiegato su Openda. Tudor non è stato accontentato, ma chissà che in questo caso improvvisare non si riveli un colpo di fortuna.

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