
Se c'è ancora qualche esponente del calcio italiano dei nostri giorni che riesce a scandalizzarsi per la sparizione improvvisa e misteriosa di Lookman dai radar dell'Atalanta, è bene che si metta comodo e pensi non all'episodio di cui sopra ma alla tendenza che sta prendendo piede in serie A e dintorni. La tendenza è quella di procedere attraverso uno strappo clamoroso alla cessione più gradita ai diretti interessati, agenti compresi. Lookman non è che l'ultimo protagonista di un metodo che ha ormai preso piede, e non soltanto a Bergamo, come dimostra per esempio anche il ritardo nel presentarsi al raduno di Douglas Luiz a Torino oppure la resistenza passiva di Jashari nei confronti del Brugge per ottenere il trasferimento al Milan. Gli agenti dell'attaccante atalantino reclamano, a parziale spiegazione del comportamento del loro assistito, le promesse verbali fatte dai Percassi durante la sessione estiva del mercato 2024. Su questo punto è forse opportuno consigliare a dirigenti e ds di evitare impegni verbali, sui cui dettagli possono insorgere contenziosi, e limitarsi a quelli scritti. Ma non è questo il tema perché nella vicenda Lookman c'è in gioco qualcosa di molto più importante rispetto alla curiosità di conoscere dove si è nascosto in queste ore il nostro.
E riguarda la proprietà effettiva dei cartellini. Il costo economico è iscritto a bilancio delle società e costituisce, in larga parte, il patrimonio dei club. Ma se poi la disponibilità a un trasferimento gradito, passa solo e soltanto attraverso il parere (e la convenienza) del tesserato, ignorando l'interesse (tecnico e finanziario) della società allora la conseguenza, non scritta, è una e una soltanto: e cioè i proprietari dei cartellini restano i calciatori e i loro agenti. Nella trattativa che sta paralizzando il mercato di Atalanta e Inter, c'è stato anche chi - l'agente Andrea D'Amico - ha suggerito all'attaccante atalantino di chiedere la rescissione del contratto. Sull'argomento, la riflessione da fare è la seguente: se Lookman, dandosi alla latitanza calcistica, non subisce alcun provvedimento disciplinare da parte del proprio datore di lavoro e/o dalla federcalcio, l'episodio diventerà un precedente scomodo capace di suggerire altre fughe.
L'anno scorso Koopmeiners, in rotta con l'Atalanta per trasferirsi alla Juve, si era fatto almeno precedere da una sequenza di certificati medici per giustificare l'assenza! In questo allarmante scenario, c'è da segnalare l'accordo recentissimo tra Lega serie A e sindacato calciatori che prevede una riduzione secca del 25% degli emolumenti in caso di retrocessione. È uno spiraglio di luce.