"Stadio Maradona? Un cesso, autorità nemiche del calcio": l'attacco di Aurelio De Laurentiis

Il presidente del Napoli si lamenta anche delle condizioni di utilizzo dell'impianto: "Paghiamo quanto il Paris Saint-Germain"

"Stadio Maradona? Un cesso, autorità nemiche del calcio": l'attacco di Aurelio De Laurentiis
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Aurelio De Laurentiis, da sempre poco avvezzo ai giri di parole, analizza con la consueta schiettezza i problemi dello stadio Diego Armando Maradona anche in occasione del suo intervento al "Football Business Forum" organizzato presso l'Università Bocconi di Milano da La Gazzetta della Sport e Sda Bocconi. Un discorso dal quale il presidente del Napoli parte per analizzare anche altri temi, come quello relativo alla qualità dei campionati di calcio e alla questione infortuni dei giocatori in nazionale, attaccando i vertici di Uefa e Fifa.

Ma è in particolar modo sull'impianto di Fuorigrotta che il patron azzurro concentra la propria attenzione. "L'attuale stadio del Napoli è un semi cesso, questa è l'opinione che io ho dello stadio del Napoli", dichiara infatti in modo diretto, suscitando l'ilarità dei presenti, per poi proseguire e spiegare il perché di un'esternazione così forte. "Ma lo dissi quando venne Ancelotti, e riuscimmo così a mettere a posto un po' di cose", aggiunge, riferendosi quindi agli interventi che furono effettuati nel 2019.

"Prendiamo per esempio il Paris Saint-Germain. Anche il Psg gioca in uno stadio che non è di sua proprietà", considera De Laurentiis, "ma pagando la stessa cifra che il Napoli paga al Comune, loro hanno in esclusiva l'impianto, con il quale fatturano più di 100 milioni all'anno". E qui arriva il nocciolo del problema, dato che la società azzurra può disporre dello stadio in tempi e modi limitati."Invece il Napoli deve pagare la stessa cifra al Comune per avere lo stadio solo un giorno prima dell'evento, il giorno dell'evento, pulirlo il giorno dopo e riconsegnarglielo".

Il presidente parla anche della tipologia dell'impianto, ormai lontano dagli standard di quelli più modermi. "Abbiamo uno stadio con una pista d'atletica, che non è il massimo, con un fossato che distanzia ancora di più lo spettatore", aggiunge ancora il patron azzurro, che poi attacca anche le istituzioni. "Abbiamo un grosso handicap, ovvero gli 'italian politics', che, indecentemente, sono diventati i più grandi nemici del calcio" , affonda De Laurentiis, "se capissero che ci sono 25 milioni di possibili elettori, forse questi signori cambierebbero le idee".

Il discorso si allarga quindi fino a colpire i vertici del calcio continentale e mondiale. "Il signor Ceferin e il signor Infantino devono stare attenti, dato che rischiano di ridurre il livello dei campionati nazionali", considera il presidente, riferendosi in particolar modo agli infortuni patiti nelle rispettive nazionali dai giocatori.

"Sono molto preoccupato: abbiamo calciatori da noi acquistati, che percepiscono lo stipendio da noi, ma che giocano per la nazionale, ritornano distrutti e non ci vengono rimborsati", attacca De Laurentiis, "tutto ciò va regolamentato altrimenti tra 5-6 anni rimarranno Milan, Inter, Juventus, Napoli e Roma. Ma allora che costruiamo a fare nuovi stadi se poi il sistema sta per crollare?".

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