Calcio

Superlega, le grandi d’Europa ci riprovano: ecco in che modo

La compagnia dietro al controverso progetto di riforma del calcio europeo torna all'attacco, prevedendo un torneo che coinvolge fino ad 80 squadre con promozioni e retrocessioni. La risposta del calcio ufficiale? Rifiuto su tutta la linea

Superlega, le grandi d’Europa ci riprovano: ecco in che modo

Nel mondo del calcio sembra confermarsi l’immortale motto dell’autore francese Jean-Baptiste Alphonse Karr: "Plus ça change, plus c'est la même chose" (più le cose cambiano, più restano le stesse). A quanto pare, dai tempi del Gattopardo ad oggi non è cambiato molto, almeno quando si parla di idee alquanto discutibili come la famigerata Superlega Europea. Ti aspetteresti che, dopo la furibonda alzata di scudi di tifosi e politici, questo concetto alieno alle nostre latitudini fosse consegnato al proverbiale portacenere della storia ma, evidentemente, tutti "tengono famiglia". Nella giornata di giovedì, infatti, gli organizzatori dietro a quello che era stato pomposamente definito come il "futuro del calcio" hanno corretto il tiro, riproponendo la Superlega depurata e corretta per risultare meno indigesta ai tifosi.

Invece del campionato in stile nordamericano, con franchigie che partecipano di diritto, il nuovo torneo sarebbe molto simile ai tornei che conosciamo bene, con un numero di squadre da 50 a 80 ed una struttura con promozioni e retrocessioni. Ancora meglio, l’accesso ai vertici della Superlega sarebbe esclusivamente basato sul merito sportivo. Tutti gli aspetti che avevano fatto imbufalire sono quindi svaniti come neve al sole. Tutto bene, quindi? Ci mancherebbe. Nemmeno il tempo di leggere il comunicato che il presidente della Liga spagnola, il sempre loquace Javier Tebas, si scagliava contro la nuova proposta, definita come "l’ennesimo tentativo dei grandi club di scippare il calcio europeo". Nuovo giro, nuova polemica, come se il calcio drogato dai petrodollari non avesse già abbastanza problemi.

Aleksander Ceferin

"Serve un calcio diverso, più prevedibile"

Che A22 Sports Management Group, la ditta incaricata di far nascere la nuova lega d’elite del calcio europeo, stesse lavorando dietro le quinte per rilanciare il progetto non è certo una novità, come il fatto che la reazione furibonda all’idea di una Nba del calcio avesse costretto tutti a fare un passo indietro. Quando Bernd Reichart, Ceo di A22 ha descritto la nuova Superlega Europea, basata sul merito sportivo, senza trattamenti preferenziali nei confronti dei club più ricchi e titolati, non molti sono stati sorpresi dalle sue parole. Diverse sopracciglia si sono invece alzate quando l’amministratore delegato ha detto che dall’ottobre del 2022 circa 50 club europei si sono riuniti ed hanno sottoscritto i dieci principi base necessari per la nascita della nuova Superlega. Nel lungo editoriale pubblicato dal quotidiano tedesco Die Welt, Reichart dettaglia questo decalogo del calcio moderno e ci si trova un po’ di tutto, dalle ovvietà assolute come "la salute dei calciatori è essenziale", alle concessioni al politically correct come "più risorse per il calcio femminile" fino alle banalità da PR come "una migliore esperienza per i tifosi".

Dietro alla cortina di fumo c’è però anche parecchia sostanza, come le motivazioni addotte per questa nuova iniziativa. Reichart non ha dubbi: "Le fondamenta del calcio europeo stanno crollando. Ci vuole un cambiamento. I club si prendono tutti i rischi d’impresa ma quando ci sono questioni importanti da decidere sono costretti a rimanere in panchina mentre le istituzioni sportive e finanziarie collassano". Le stoccate contro Uefa e Fifa non mancano, come quando ammette che durante le discussioni coi club molti hanno affermato che non possono venire allo scoperto e criticare "un sistema che usa la minaccia di sanzioni per ridurre al silenzio l’opposizione". Non tutti i dettagli della nuova Superlega sarebbero definiti ma su alcuni punti fondamentali, come un numero minimo di 14 partite per stagione, così da "aumentare la stabilità e la prevedibilità delle entrate per i club", l’accordo sarebbe totale. Dopo una serie di incontri "aperti, onesti e costruttivi", questi 50 club avrebbero le idee chiare su cosa non vada nel calcio europeo e su cosa cambiare. Non è proprio una dichiarazione di guerra ma il messaggio fondamentale è passato comunque: la Superlega si ha da fare, con le buone o con le cattive.

Javier Tebas

"Superlega? Il lupo di Cappuccetto"

Il messaggio di A22 sembrava pensato apposta per non causare reazioni scomposte da parte di tifosi e dirigenti, ammantato com’era da buone intenzioni e parole chiave che vanno tanto di moda in questi nostri tempi complicati. Nonostante il buon lavoro degli spin doctors, però, l’alzata di scudi delle istituzioni minacciate da questa nuova versione della Superlega non sono tardate ad arrivare. La risposta del lider maximo della Liga spagnola Javier Tebas è stata forse la meno diplomatica: una vignetta pubblicata sull’account Twitter ufficiale della lega con il calcio europeo dipinto come Cappuccetto Rosso, insidiato da un lupo che porta il logo della Superlega Europea.


Il messaggio del testo, ovvero come la Superlega si stia provando a spacciare come una competizione aperta e meritocratica solo per nascondere il solito progetto "egoista ed elitario", è stato poi espresso in maniera più eloquente in una lettera aperta che Tebas ha inviato a vari quotidiani sportivi europei. "La Superlega è il lupo che si nasconde da nonnina per cercare di ingannare il calcio europeo ma il suo naso e i suoi denti sono molto aguzzi". L’idea di una struttura simile ai campionati “normali” non convince per niente Tebas: "Quattro divisioni in Europa? Chiaramente la più importante sarà riservata ai club più grandi, come nella riforma proposta nel 2019. Il governo del calcio? Finirà comunque nelle loro mani. Possono dire ciò che vogliono, ma la competizione immaginata dal Signor Reichart e dai suoi amici rovescerebbe l’attuale modello del calcio europeo e porrebbe fine ai campionati nazionali. Perciò trova l’opposizione unanime di tutte le Leghe, di ogni dimensione".

real madrid al ahly

Una bordata niente male che è arrivata poco dopo l’alzata di scudi quasi simultanea sia della Fsa, l’associazione dei tifosi europei che della Eca, l’organismo che riunisce i principali club europei. Se i tifosi definiscono la Superlega un "cadavere che cammina", l’Eca risponde che il calcio europeo "è ben lontano dall’essere fallimentare e non ha bisogno di essere riformato". La cosa è piuttosto singolare, visto che i 50 club che hanno parlato con A22 necessariamente sono membri proprio dell’Eca. La Uefa non ha detto granché, dopo aver ribadito la propria opposizione ferma a qualunque tentativo di rilanciare la Superlega nella riunione dello scorso novembre: "L’intero mondo del calcio europeo non è d’accordo con il loro piano egoista".

Insomma, siamo sempre al muro contro muro, alla guerra di carte, minacce, sentenze e contro-sentenze, avvocati strapagati e questioni che parlano di abuso di posizione dominante, legislazione europea e chi più ne ha più ne metta. La Superlega potrà non stare simpatica ma che il modello attuale del calcio sia il migliore dei mondi possibile è una posizione alquanto risibile. Se i grandi club soffrono, parecchie società minori sono ad un passo da portare i libri in tribunale.

Magari non sarà la soluzione giusta ma rifiutarsi di discutere non è certo il modo di garantire un futuro al calcio.

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