Inter di nuovo lepre, o di nuovo ladra per dirla con Allegri. Vince di misura a Firenze e si presenta allo scontro diretto (in casa) con un punto in più e una partita in meno.
Con Barella e Calhanoglu, qui squalificati e quindi riposati.
Diciamolo, c’è aria di fuga: febbraio, il mese della Champions e del recupero, può essere il mese della svolta. Vittoria preziosa e sofferta, decidono un guizzo come quasi sempre di Lautaro (19esimo gol in campionato, 22esimo in stagione, 124esimo nell’Inter, come Icardi) e un rigore calciato malissimo da Nico Gonzalez a un quarto d’ora dalla fine, che nega il pareggio alla Viola.
La partita spreme un altro po’ di acqua avvelenata che potrebbe ulteriormente inquinare il pozzo della sfida di domenica. Tanto Var, ormai non è più una novità. Prima del giusto rigore assegnato con l’ausilio tv per il pugno che Sommer rifila in uscita volante a Nzola, fanno discutere proprio il gol di Lautaro e un primo rigore a lungo reclamato dalla Fiorentina: in entrambi gli episodi, il Var Marini conferma la decisione presa sul campo dall’arbitro Aureliano. La spinta di Lautaro a Parisi è giudicata reciproca e la trattenuta di Bastoni a Ranieri considerata regolare. Punti di vista o chiari problemi di miopia? Soprattutto nel secondo caso, il dubbio è più che legittimo.
Inzaghi batte Italiano per la quinta volta negli ultimi 3 anni, 7 partite. L’infortunio in extremis di Sottil costringe la Viola a cambiare il canovaccio previsto: subito dentro anche Nzola. La Fiorentina gioca di più, tiene palla e impegna spesso Sommer. Senza però segnare, se non con Nzola in fuorigioco (idem Arnautovic nella ripresa). L’assenza di Nico, che entra solo nell’ultima mezzora, giusto in tempo per l’errore clamoroso, è pesante e penalizzante, per una squadra che ha una cifra tecnica globale decisamente inferiore all’avversario. Improponibile per ragioni fisiche (non bastasse il resto) l’accoppiamento su angoli e punizioni, di Parisi con Lautaro.
L’Inter è quanto mai verticale, grazie alla velocità di Thuram e ai graffi di Lautaro. La regia di Asllani è ovviamente più scolastica rispetto a quella di Calhanoglu. Suo l’angolo che genera il gol della vittoria, mala sua posizione resta molto più prudente. Non così Frattesi, che fa di tutto per non fare rimpiangere Barella.
Corre e calcia, insegue e si inserisce: stavolta non segna, mala sua resta un’ottima partita.
Il colpo di testa di Martinez Quarta respinto sulla riga dalla testa di Pavard, proprio nell’occasione del rigore poi fischiato, è l’occasione in cui la Viola va più vicina al pareggio. Poi un vano assedio, soprattutto nel finale, quando Inzaghi chissà perché fa rifiatare la ThuLa per affidarsi prima ad Arnautovic e poi a Sanchez, abbassandosi oltre il dovuto e rischiando di rovinare tutto.
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