Calciopoli, sotto accusa finisce l'Inter

La deposizione di Coppola, ex guardalinee: "Tutti i club, soprattutto i grandi, raccomandavano...". E rivela: "Dopo Inter-Venezia, in cui fu espulso Cordoba, mi venne chiesto di ammorbidire il giudizio"

Calciopoli, sotto accusa finisce l'Inter

Come in politica. Lo scoop di giornata sul processo di Calciopoli arriva alla vigilia di Juventus-Inter e amplia lo spettro di responsabilità: non solo Juventus, con ovvio riferimento a Moggi e compagnia, ma anche le milanesi e non solo. Il protagonista è Rosario Coppola, salernitano, ex assistente ai tempi dello scandalo di cui il calcio italiano paga ancora le conseguenze: nella deposizione resa ieri in qualità di testimone di fronte alla nona sezione penale del tribunale di Napoli, ha denunciato che «tutte le società calcistiche e in particolare quelle che avevano un peso maggiore raccomandavano e facevano segnalazioni». In particolare ha preso di mira l'Inter («Fui sollecitato ad ammorbidire il referto sull'espulsione di Cordoba in Inter-Venezia»), coinvolto il Milan («C'era un manipolo di assistenti molto vicini a Meani, allora addetto agli arbitri della società rossonera») e contestato i carabinieri di Roma per aver omesso di verbalizzare le dichiarazioni rese ieri in aula. Accuse gravi, peccato che arrivino in clamoroso ritardo sui tempi di prescrizione previsti dalla giustizia sportiva come dall'ordinamento penale. E nessuno che abbia domandato a Coppola perché non si sia rivolto a tempo debito all'ufficio d'inchiesta federale. In ambito sportivo, è risaputo, possono avere grande importanza aspetti irrilevanti per le leggi ordinarie. Comunque una testimonianza di peso, vale la pena di ripercorrerla.
L'ex assistente, riferendosi al referto di Inter-Venezia del 16 settembre 2001 in cui scrisse che Cordoba aveva colpito Bettarini con un pugno, ha coinvolto l'ex designatore degli assistenti Mazzei. Mi disse per telefono: «Ti chiameranno quelli della Disciplinare perché l'Inter ha fatto reclamo e s'è lamentata. Per loro è una sbracciata e non un pugno, è una società importante». E poi: «Io non volli cambiare la mia versione dei fatti per far ridurre la squalifica del difensore nerazzurro. Mi rifiutai e le conseguenze per me furono quelle esposte: non vidi più la serie A».
L'ex guardalinee ha poi raccontato che, dopo l'esplosione dello scandalo, raccolse un appello alla collaborazione dell'ex procuratore Borrelli e si presentò spontaneamente dai carabinieri per rendere alcune dichiarazioni sul sistema delle designazioni e sulle segnalazioni che provenivano dalle società di calcio: «Ma ai carabinieri, che investigavano su Calciopoli, non interessavano i fatti relativi all'Inter perché non emergevano dalle intercettazioni in possesso degli inquirenti». Di fronte alla domanda delle parti, ha aggiunto che a redigere il verbale furono il maggiore Auricchio e i suoi assistenti.
Ed eccoci a Meani. Coppola, nel corso della testimonianza, ha tirato in ballo il collaboratore del Milan «presso il quale molti guardalinee si facevano raccomandare» salvo poi aggiungere che «gli assistenti a loro volta cercavano di farsi raccomandare dai dirigenti delle società per avere visibilità ed essere in un certo giro». Vale a dire rientrare in designazioni d'un certo rilievo.
Con queste dichiarazioni Coppola non solo ha allargato Calciopoli alle milanesi, ma ha anche tirato in ballo, sia pure per interposta persona, i componenti della Commissione Disciplinare. Inoltre ha lasciato trapelare qualche perplessità (eufemismo) sulla bontà delle intercettazioni telefoniche, prive di riferimenti all’Inter. Più o meno quanto detto in passato da Moggi e Bergamo. In una circostanza l’ex designatore di Livorno affermò che riceveva telefonate non solo dall’ex dg bianconero, ma anche da dirigenti di altri club. Vedi l'interista Facchetti che, ahinoi, non può difendersi. Un malvezzo punito severamente in altri tempi e divenuto purtroppo normalità al tempo di Calciopoli dove tutti parlavano con tutti.
A proposito di Moggi va riportata un'affermazione dell'avvocato Pioreschi, legale dell'ex dirigente bianconero, rimasto sorpreso dalle dichiarazioni di Coppola: «È vergognoso venire a conoscenza che degli ufficiali dei Carabinieri omettano di verbalizzare una circostanza del genere.

Con la deposizione di Coppola abbiamo avuto l'ulteriore dimostrazione che era già emersa da altre testimonianze, e cioè che nell'indagine prima e nel processo poi c'era un solo obiettivo, quello di colpire la Juventus e Moggi». Alla prossima puntata.

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