Roma Mano pesante sui tesserati, qualche sconto ai club. La Commissione disciplinare ha sposato la gran parte del teorema accusatorio del procuratore federale Palazzi. Così vengono confermati cinque anni di stop con radiazione per 7 (tra cui Erodiani, Paoloni e Beppe Signori) su 10 - «salvati» dalla preclusione ma comunque stangati Bressan, Fabbri e Santoni -, ma viene bocciato il principio di «continuazione», novità giuridica introdotta da Palazzi per evitare richieste di grazia; le pene per Doni e Manfredini (tre anni e mezzo al primo, tre al secondo), mentre c’è qualche leggera limatura nelle penalizzazioni per i club tranne che per Alessandria (accolta la richiesta di retrocessione all’ultimo posto) e Ravenna (esclusione dal campionato di competenza).
In particolare, l’Atalanta scende da -7 a -6 ma per una semplice correzione tecnica (su un illecito si erano sommate due responsabilità) della quale i legali della società bergamasca si erano già accorti subito dopo le richieste di Palazzi di mercoledì scorso. Resta immutata (-6) la penalizzazione per l’Ascoli, diminuiscono quelle di Benevento (da -14 a -9) e della Cremonese (da -9 a -6). In quest’ultimo caso, è caduta la responsabilità oggettiva del club grigiorosso tenendo conto del fatto che a far partire l’inchiesta penale di Cremona - da cui è scaturita quella sportiva - fu proprio una denuncia dei dirigenti del club lombardo per cercare di scoprire chi cercò di addormentare alcuni giocatori della società lombarda nella partita con la Paganese. Il -4 al Piacenza e il -1 all’Esperia Viareggio vengono invece assegnati nella stagione 2011-12 e non in quella precedente per il principio di afflittività delle sanzioni.
La Commissione presieduta da Sergio Artico non ha usato giri di parole per descrivere l’ambiente nel quale è maturata questa nuova vicenda di calcioscommesse: nelle 55 pagine di motivazioni i giudici di primo grado parlano infatti di comportamenti «illeciti e di intrinseca gravità», che suscitano «un rilevante allarme generale, palesemente incompatibili con i principi di lealtà, correttezza e probità» e «che svuotano di significato l’essenza stessa della competizione sportiva». Inoltre viene sottolineato il clima «omertoso» che «troppo spesso permea i rapporti tra i tesserati, nonchè tra i tesserati e il «sottobosco» di vari pseudo appassionati».
Sui singoli protagonisti coinvolti, a Beppe Signori è stato riconosciuto il «ruolo di vertice» nell’associazione (è ritenuto il personaggio di riferimento del gruppo dei «Bolognesi») e condotta grave con accertata responsabilità in due illeciti. «Capi di imputazione così importanti - così il suo legale Vittori - andavano motivati ad personam, non con sole sei righe inconcludenti e non facendo di tutta l’erba un fascio». Per quanto riguarda Doni la squalifica di 3 anni e mezzo deriva dalla sua accertata responsabilità in ordine alla realizzazione dell’illecito sportivo aggravato su Atalanta-Piacenza del 19 marzo scorso. Per Manfredini, invece, (3 anni di stop) l’illecito realizzato è Ascoli-Atalanta del 12 marzo. La responsabilità oggettiva, quella presunta e l’aggravante dell’illecito sanciscono il -6 del club orobico.
«Pur prendendo atto della riduzione di un punto, esprimiamo profondo disappunto per la sentenza, siamo certi della correttezza del nostro operato e dell’estraneità dei nostri tesserati a qualsiasi ipotesi di illecito, è pronto il ricorso alla Corte Federale», così recita il comunicato dell’Atalanta. «Dare punti di penalizzazione è un errore, ma contiamo in un’ulteriore riduzione», fa eco Luigi Chiappero, legale del club bergamasco. Occorrerà però alleggerire la posizione dei suoi calciatori. Per il capitano poche illusioni: la confessione di Parlato (che ha già patteggiato una pena di tre anni) a proposito dei soldi ricevuti da Santoni giustificherebbe la sanzione attribuita al giocatore atalantino. Più «attaccabile» invece l’accusa che grava su Manfredini. In appello la difesa potrebbe evidenziare che quanto dichiarato da Micolucci, primo storico «pentito» della storia del calcio che ha patteggiato 14 mesi di squalifica e che è stato finora ritenuto attendibile da Palazzi e dalla Commissione disciplinare, non ha altri riscontri oggettivi.
«È tutto uno schifo, ma questa è giustizia?», scrive il calciatore atalantino nella sua pagina Facebook.
Ora le difese avranno tempo fino a sabato 13 per il ritiro degli atti e il deposito degli appelli, il 16 eventuale controdeduzioni della Procura federale. Il veloce processo di secondo grado (un giorno, forse due) davanti alla Corte di Giustizia Federale presieduta da Giancarlo Coraggio dovrebbe iniziare il 17 o il 18 agosto sempre all’hotel romano Parco dei Principi.
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