Roma

Le caldarroste? Un business ma soltanto per diciannove

In piena estate il I municipio dà il via libera alle bancarelle nelle zone più turistiche An: «Inascoltate le associazioni di strada»

Claudia Passa

Ad agosto, si sa, ci si scomoda solo per le emergenze. Quale sarà stata dunque, in questa rovente estate 2005, la priorità che ha tenuto in ansia il I municipio? La viabilità al collasso? L’abusivismo commerciale? La movida notturna? Niente di tutto questo. La preoccupazione d’agosto dei governanti di via Giulia sono le caldarroste. Leggere per credere.
Saranno diciannove, in centro, i «caldarrostari» autorizzati. Da via Frattina a Santa Maria Maggiore, da piazza Navona a via del Corso: nessuno dei «salotti» della città - come ama definirli il Campidoglio - resterà senza il suo mercante di castagne abbrustolite. Un «pugno nell’occhio», ripetono le associazioni di strada che non hanno mai digerito i banchetti fumanti; di certo un affare milionario per chi riuscirà ad accaparrarsi l’ambito angoletto in centro, che al di là delle apparenze frutta introiti da capogiro. Per dirla tutta, i pronostici su chi «conquisterà» la licenza stagionale 2005/2006, valida fino al prossimo 31 marzo, sembrano piuttosto scontati, a leggere la proposta di delibera comparsa al protocollo del I municipio nelle more delle ferie d’agosto. Le concessioni temporanee - si legge - saranno rilasciate «sulla base delle domande pervenute alla data della presente deliberazione e secondo il criterio della maggiore anzianità nella vendita stagionale di caldarroste nel I municipio». In caso di più domande per la stessa postazione, la «priorità» andrà a chi «sia già stato titolare negli anni precedenti del posteggio stesso o, in caso di pluralità di titolari, a chi vanta il maggior periodo di vendita stagionale negli ultimi 5 anni». Se a queste condizioni non dovesse coincidere un «fortunato», la scelta cadrà su chi «vanti il maggior periodo di vendita stagionale negli ultimi 5 anni» in tutto il municipio. Insomma, chi fino ad oggi ha tirato a campare - si fa per dire - con le caldarroste, probabilmente potrà dormire sonni tranquilli.
Le competenti commissioni, si specifica nella delibera, sono impegnate a riorganizzare il settore. Nel frattempo, il municipio ha deciso di basarsi sulle domande pervenute fino all’approvazione del documento (ma chi, e in che modo, avviserà gli aspiranti «caldarrostari» della scadenza del termine?) e di scegliere in base all’«anzianità»; criteri «idonei a coniugare la tutela dei consumatori con la certezza e la trasparenza delle procedure amministrative». Motivo ufficiale di tanto zelo, l’esigenza di «garantire ai consumatori, anche per l’anno in corso», la vendita della caldarroste. Di certo, sembra che la questione stia parecchio a cuore ai vertici di via Giulia se è vero, come dicono i ben informati, che il presidente Giuseppe Lobefaro si sia scomodato addirittura dalla Grecia, dove si trova in vacanza, affinché la proposta di delibera venga calendarizzata al più presto.
«Ha tutte le sembianze di un blitz estivo», dice il capogruppo di An Federico Mollicone: «Abbiamo pronta una lunga serie di emendamenti per venire incontro alle istanze inascoltate delle associazioni di strada. Il municipio - chiosa l’esponente di An - deve elaborare un piano di ricollocazione di tutte le postazioni ambulanti». Per vedere come andrà a finire bisogna attendere che a via Giulia finiscano le ferie, visto che la riunione dei capigruppo in cui la questione avrebbe dovuto essere dibattuta è andata pressoché deserta. Intanto, sottotraccia, la polemica impazza.

«Speriamo - dice un esperto del settore - che tutto questo non abbia nulla a che vedere con la presenza di un rappresentante di una famiglia di ambulanti alla festa di ringraziamento di un partito di centrosinistra dopo la vittoria delle regionali».

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