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Calderoli minaccia il Cav: "Crisi entro marzo o rottura"

L’ex ministro: "Se Berlusconi non stacca la spina a Monti, le nostre strade divise per sempre". E sul sostegno al Prof è scontro nel Pdl

Calderoli minaccia il Cav: "Crisi entro marzo o rottura"

Roma - Calderoli la butta là: «Berlusconi per le idi di marzo farà cadere il governo, ne sono convinto...», dice intervistato da Sky24. E poi spiega: «Se non vuol far harakiri Berlusconi deve staccare la spina al governo perché è di sinistra e sta colpendo l’elettorato di centrodestra». Poi arriva il ricatto in salsa leghista: «Se non lo farà alle amministrative andremo da soli». E alle politiche? «Se andremo da soli alle amministrative, le nostre strade si divideranno per sempre».

La previsione dell’ex ministro per la Semplificazione su un Cavaliere che in primavera dà l’estrema unzione al governo tecnico poggia su dati concreti o è più un auspicio? Un pezzo grosso del Pdl svela: «La Lega sostiene che Berlusconi qualche settimana fa ha dato la garanzia a Bossi che la navigazione di Monti si sarebbe interrotta a marzo». Quindi la profezia calderoliana è qualcosa di più di un lieto pronostico. «Peccato che in queste ore la linea sia differente e Berlusconi non sa se è in grado di rispettare il suo impegno», confida lo stesso anonimo pidiellino. Un guaio perché, al di là della minaccia di Calderoli, l’alleanza con il Carroccio in effetti è a rischio. E il rapporto con la Lega, oltre ovviamente all’atteggiamento da tenere nei confronti del governo Monti, accentua la balcanizzazione del partito. Il Pdl sembra un esercito sempre più spezzettato. C’è chi vorrebbe archiviare il prima possibile i tecnici perché, per dirla come il deputato Maurizio Bianconi, «vorremmo evitare di essere i complici di un nuovo Congresso di Vienna nel quale un Monti-Metternich dicesse “Pdl? Centrodestra? Semplici espressioni lessicali”».

E c’è chi invece pensa che licenziare il Professore tra pochi mesi non paghi in termini elettorali. Le colombe, disposte a lasciar fare il lavoro sporco al Prof su mercato del lavoro e aggiustamento dei conti pubblici, sono rappresentate da Alfano, Gianni Letta, Frattini, Fitto, Quagliariello, Cicchitto, Scajola, e Osvaldo Napoli. I falchi, convinti invece che Monti stia bastonando troppo l’elettorato di centrodestra e calpestando i princìpi base del Pdl, schierano Romani, Brunetta, Sacconi, Verdini, La Russa, Matteoli, Meloni, Corsaro e Santanchè. Pezzi grossi; ognuno dei quali si porta dietro schiere di parlamentari malpancisti, stanchi di pigiare bottoni verdi a provvedimenti montiani che non condividono.

E proprio il futuro rapporto con la Lega è un argomento in più dei falchi per pressare Berlusconi affinché abbandoni la linea del «appoggiamo il governo per senso di responsabilità». Di fatto però sia i falchi sia le colombe non vogliono stracciare il patto con il Carroccio. Tutti vorrebbero mantenere l’alleanza, a esclusione di Gianni Alemanno (che con Bossi non c’è mai andato d’accordo, ndr) e di Claudio Scajola. Il quale preferirebbe sostituire Alberto da Giussano con Pier Ferdinando da Bologna. Ossia fare un’alleanza con Casini e il Terzo polo, lasciando da sola la Lega.

E il Carroccio? Anche la Lega ha le sue pene, frantumata com’è da lotte intestine, sopite a mala pena. I maroniti premono per chiudere definitivamente l’esperienza con Berlusconi, anche a costo di andare da soli alle amministrative del 6 maggio con il rischio di perdere. «In fondo potremmo anche sacrificarci visto che non si vota in grossi centri - ammette un maroniano - I Comuni più pesanti sono Verona, Genova, Parma, Monza, Alessandria e Como». Ma l’uscita di Calderoli, presumibilmente concordata con il Senatùr, dimostra che anche Bossi tiene ancora molto alla liason con il Cavaliere e spera di ricucire i rapporti, al di là delle ultime battute sulla «mezza cartuccia».

Nel ghetto l’Umberto non ci va volentieri e, da buon rabdomante della politica, sente crescere impetuoso il sotterraneo malcontento pidiellino nei confronti di Monti. E lo cavalca sperando di provocare il patatrac. Staccare la spina: prima si fa e meglio è.

Anche perché, se si va verso il voto anticipato, si va con questa legge elettorale. E in questo caso è il segretario del partito a fare le liste: quale occasione migliore per una resa dei conti interna?

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