Agente di borsa e bancario. Questi i mestieri di Paul Gaugin prima di lasciarsi contagiare dal sacro fuoco dell'arte, decidere di abbandonare tutto e trasferirsi a Tahiti per assecondare il suo talento. L'esempio di un grande che ha fatto armi e bagagli per voltare pagina e, come diceva il comandante Jacques Cousteau, «proseguire verso una nuova rotta». Molti lo pensano, pochi ci riescono. Nessuno è come Gaugin, questo è certo, e tutti, in genere, non tornano più indietro. Ma cosa spinge i comuni mortali, sicuramente più comuni e mortali del grande pittore francese, a tirare i remi in barca nella loro prima fase della vita, e a lasciarsi trascinare dai desideri? Per Ugo Panella, ex responsabile marketing di un colosso editoriale americano, «ogni essere umano ha diritto a un sogno, anche se inconfessato o nascosto», e soprattutto, «ha il diritto di tentare di realizzarlo». Negli anni da dirigente d'azienda, Panella, aveva rinunciato ai suoi sogni, quei sogni «riconquistati nella seconda vita, a poco più di quarant'anni», dopo essersi licenziato, lasciando il certo per l'incerto e cedendo all'innata propensione per il fotogiornalismo. «Fin da ragazzo seguivo i reportages fotografici sui magazine internazionali - spiega - mi ha sempre colpito la potenza delle immagini che raccontano grandi avvenimenti e per anni ho utilizzato le ferie aziendali per raggiungere El Salvador e Nicaragua per fotografare le realtà del Centro America. Denaro, carriera e prestigio sociale non sono mai stati prioritari nella scala dei miei valori e ho quindi deciso di seguire il cuore». Storie diverse, percorsi alla ricerca di se stessi spinti dagli input dettati dalla propria indole. Tutti nati dall'esigenza di nuove affermazioni e dal desiderio di libertà. Tentativi per migliorare un'esistenza. Gli stessi stimoli che hanno spinto Paolo Conte, Enzo Iannacci e Paolo Villaggio a ripensare ai loro impegni di avvocato, medico e impiegato dell'Italsider, per incamminarsi sui sentieri dello spettacolo. Quei sentieri oggi familiari a Giusy Ferreri, la cassiera del supermercato di Corbetta, in provincia di Milano, che grazie a X Factor, dopo un periodo di aspettativa, si è concessa il lusso di cambiare itinerario e puntare verso traguardi più stimolanti. E non è la sola che grazie ai talent show ha dato una svolta al suo cammino. Esempio suffragato anche dalla testimonianza della quarantasettenne Susan Boyle, che dimostra come, nella vita, tutto può succedere. Infatti, con un fisico non proprio da pin-up e una voce da usignolo, la Boyle, sul palcoscenico britannico di Britains Got Talent, interpretando, ironia della sorte, «I dreamed a dream», in pochi minuti ha dato una sterzata alla sua vita, realizzando il suo sogno e diventando una vera cantante internazionale. D'altra parte non sono poche le metamorfosi drastiche. Prima di diventare star hollywoodiane, Charles Bronson, lavorava nelle miniere di carbone, Chistopher Walken era domatore di leoni al circo, Dustin Hoffman infermiere in un ospedale psichiatrico e Steve Buscemi prestava soccorso tra le fila dei vigili del fuoco. Ma quali sono le qualità che modificano percorsi già segnati? Intraprendenza e curiosità. Quella voglia di improvvisarsi diversi che ha contagiato Andrea Scomparin, trentacinquenne di Treviso, catapultato dalla scrivania della sua banca alla spiaggia di Marsa Alam, in Egitto, fino ai fondali della barriera corallina del mar Rosso. Da bancario a istruttore subacqueo nei mari tropicali, il passo è stato ponderato. Poi l'azzardo, senza pentimento. «Prima le giornate erano tutte uguali, grigie e monotone. Dopo il cambiamento sono rinato. - racconta - Sotto il livello del mare mi realizzo. Divento un leader, una guida. Mi sembra di vivere una realtà parallela. Una realtà diversa, senza portafoglio, senza orologio, traffico, smog e inutili vincoli». I vincoli della sua prima vita. Quelli che facevano sentire Andrea «un leone in gabbia» e che oggi lo ritrovano proteso verso il nuovo destino, orientato, come scrive il suo autore preferito Sergio Bambarén, «verso direzioni non programmate dal vento ma dai suoi desideri». Un fenomeno, quello dei cambi di rotta, sempre più frequente, che in Gran Bretagna viene definito «downshifting», che significa scalare le marce e rallentare. «Tenere il piede premuto sull'acceleratore e andare a duecento all'ora dopo un po' stanca ed è meglio frenare di botto» suggerisce Simone Perotti, autore del libro autobiografico «Adesso basta» che racconta il suo cambiamento. Milanese, quarantacinquenne, manager per diciannove anni, oggi emigrato a Bollano, in Liguria, a scrivere, navigare, riparare imbarcazioni, vendere le sue sculture e rispondere alle centinaia di email che inondano la sua posta elettronica, tutte di gente che vorrebbe trovare il coraggio di seguire un esempio come il suo. Scelte che portano lontano dalle metropoli, come quella intrapresa da Pierluigi Strada, prima consulente legale a Bruxelles, oggi impegnato con la sua azienda nella produzione di rotoli di prato vicino a Ginosa, in Puglia, ed esponente di quella nuova green economy che rivaluta lo sfruttamento del territorio. Un esempio controtendenza, quello di Italo Cipriani e di sua moglie Simona, già proprietari di un notissimo ristorante nel centro storico di Roma che, abbandonati fornelli, ribollite e altre specialità toscane, oggi vivono la loro realtà in Kenya, a Makobeni, a quarantadue chilometri da Malindi, vicino al grande parco Tsavo, il paradiso che ha ispirato il film «Il re leone», per seguire l'orfanotrofio creato da loro per aiutare i bambini del Paese.
Solidarietà e passione, quindi, per la missione di Italo e Simona, al passo con una nuova vita. Una vita nata dalla folgorazione per una terra, il Kenya, che «ti permette di dare il meglio di te stesso», spiega Cipriani, senza nessun ripensamento per la sua scelta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.