La camorra negli occhi di un sopravvissuto

È possibile estirpare dal nostro Paese la cultura mafiosa? È possibile combattere la sfiducia nello Stato, nella giustizia, nella possibilità di vivere una vita onesta senza furberie, intimidazioni, corruzione e violenza? Sono le domande da cui parte Sandokan. Storia di camorra, il romanzo che Nanni Balestrini ha pubblicato nel 2004 per Einaudi. E sulle stesse domande punta la riduzione teatrale che di quel testo propone Nello Correale a partire da questa sera al Piccolo Jovinelli (ne è interprete Antonio Catania).
Si tratta - come suggerisce il regista - del racconto che un «sopravvissuto» fa della vita di uno dei tanti paesi del Mezzogiorno dove è difficile, se non praticamente impossibile, costruirsi un’esistenza sulla rettitudine e l’onestà. Quel percorso che ormai viene visto da tutti come un sentiero «archeologico», perso nel tempo.
Balestrini focalizza l’attenzione del lettore su un paesino degradato del Casertano dove, per sfuggire alla misera vita contadina dei padri, un gruppo di giovani sceglie la scorciatoia della delinquenza. Decisi a non arrestarsi di fronte a nulla, in breve tempo essi fanno strage dei camorristi rivali e sottomettono tutti i clan della zona. Impadronitisi di ogni traffico illecito, arrivano a creare un immenso impero economico internazionale, più potente e ricco della stessa mafia siciliana. La folgorante ed efferata parabola si conclude con una sanguinosa guerra interna, con l’eliminazione reciproca dei protagonisti e con la cattura finale di Sandokan, il feroce boss sopravvissuto.
Questa profonda parabola viene rivissuta con gli occhi di un adolescente cui il padre ha assegnato un destino «diverso», ma che finisce suo malgrado per rientrare nel quadro degenerato dove campeggiano Sandokan e i suoi sodali.


Lo sfondo della vicenda, e quindi la messa in scena proposta da Correale, hanno qualcosa di grottesco, pur sempre nella sua drammaticità: l’idea di ricchezza è sempre molto rozza e accompagnata da esagerazioni illogiche, la partecipazione, quasi il tifo, della gente comune alle gesta del clan, vissuta con orgoglio campanilistico, i tentativi di sfuggire a vendette con buffi travestimenti.
Lo spettacolo rimarrà in cartellone fino al 28 gennaio.

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