Camorra, preso il superboss Salvatore Russo

Il capoclan dell'Agro Nolano, 51 anni, era ricercato da circa 15 anni. Condannato all'ergastolo per omicidio e associazione mafiosa: era tra i 10 latitanti più pericolosi. Nel covo mitra, fucili e pistole. La soddisfazione di Maroni: "Stiamo chiudendo il cerchio. E' una guerra da vincere"

Camorra, preso il superboss Salvatore Russo

Napoli - Cade un'altra primula rossa della camorra. Il super latitante Salvatore Russo, capo dell’omonimo clan camorristico attivo nell’agro nolano, è stato catturato all’alba dagli agenti della squadra mobile di Napoli. L’uomo, condannato all’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa, è inserito nell’elenco dei dieci ricercati più pericolosi d’Italia. Russo era latitante dal 1995. Così come il fratello Pasquale, 62 anni, ancora ricercato dalle forze dell’ordine. Un tempo erano al vertice del clan guidato dal boss Carmine Alfieri, oggi pentito. La vita criminale dei fratelli Russo inizia negli anni Settanta, dopo aver stretto legami con il clan di Mario Fabbrocino e contatti con Michele Zaza e quindi con la mafia siciliana.

Maroni: "Stiamo chiudendo il cerchio" L’arresto del boss Russo, latitante da più di 15 anni "è un colpo durissimo alla camorra: stiamo chiudendo il cerchio sui superlatitanti e questa è la strada migliore per battere definitivamente tutte le camorre e tutte le mafie". Così il ministro degli Interni, Roberto Maroni. E, parlando margine del meeting dei giovani di Confindustria a Capri, assicura: "Non ci fermeremo, continuiamo in questa direzione perché vogliamo vincere la guerra contro ogni forma di criminalità organizzata. È un grande successo delle forze dell’ordine e della squadra mobile - prosegue Maroni - ho fatto i complimenti al questore di Napoli, ho parlato col capo della polizia e con il procuratore. È un grande successo. Russo è un latitante da 15 anni, pluriomicida condannato all’ergastolo. È una giornata da incorniciare, una delle tante giornate da incorniciare negli ultimi mesi, stiamo realizzando dei successi straordinari contro la mafia e la camorra e non ci fermeremo". 

La cattura Il superlatitante, 51 anni, è stato catturato in una casolare di campagna a Somma Vesuviana, nel Napoletano. Il boss della camorra si nascondeva in una contrada fuori dal centro cittadino. È ipotizzabile che Russo avesse continuato la gestione dei traffici illeciti sul territorio anche grazie alla vicinanza della zona sottoposta al suo dominio, dal momento che Somma Vesuviana dista pochi chilometri dall’Agro Nolano. Russo era ricercato per associazione di tipo mafioso, omicidio, occultamento di cadavere e altri reati. Il 15 aprile del 1994 erano state diramate anche le ricerche in campo internazionale.

Il blitz Nel covo dove si nascondeva Russo gli agenti della sezione criminalità organizzata hanno trovato un mitra, due fucili e una pistola che il camorrista non ha fatto in tempo ad usare. Il blitz è scattato alle 7, Russo era armato ed era appena rientrato, con molta probabilità, da una battuta di caccia, dal momento che aveva ancora indosso una cartucciera. Dopo quindici minuti era già ammanettato. Il boss quando si è accorto dell’arrivo della polizia, si è rifugiato all’interno di un cunicolo collegato alla villetta, ma il tentativo di sfuggire all’arresto non è riuscito. In manette anche Luigi Perna, il proprietario della villetta nella quale il latitante ha vissuto per qualche tempo.

Insulti ai giornalisti Gesto di stizza del superlatitante nei confronti di fotografi e giornalisti che lo attendevano sotto gli uffici della questura di Napoli prima di essere condotto in carcere. Il boss, catturato all’alba dagli agenti della squadra mobile, ha tentato infatti di dare un calcio a un giornalista prima di entrare nell’auto della polizia. Uno sconosciuto, poi, si è avvicinato all’auto e ha tentato di allontanare nuovamente i fotografi. Russo, con lo sguardo basso e il volto nascosto da un cappello scuro con visiera, indossava un giubbotto e un paio di jeans. Un lungo corteo di auto a sirene spiegate lo ha accompagnato nel carcere di Poggioreale. In via Diaz, strada sulla quale si affaccia una delle uscita della Questura, ad attendere Russo una piccola folla e numerosi cronisti, cineoperatori e fotografi.

La pena Russo dovrà scontare i prossimi sette mesi in isolamento diurno e il resto della vita in carcere. Il boss è stato condannato all’ergastolo per omicidio e altri reati. Il provvedimento, emesso il 28 maggio 2008, gli è stato notificato al momento della cattura avvenuta poco dopo le 7 di oggi all’interno di una masseria di Somma Vesuviana, nella quale si nascondeva da tempo. Nei prossimi giorni si provvederà alla notifica di altre diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione di tipo mafioso e altri reati. Il boss, inserito tra i 30 latitanti più pericolosi d’Italia, è considerato insieme al fratello Pasquale che è ancora irreperibile, il capo dell’omonimo clan che controlla in maniera incontrastata le attività illecite nell’agro nolano, territorio di vasta estensione che comprende numerosi comuni intorno alla città di Nola.

I fratelli Russo, dai primi anni Novanta, in seguito al pentimento del boss Carmine Alfieri e di altri esponenti di spicco dell’organizzazione, avevano riorganizzato la struttura camorristica assumendo la reggenza del clan. Nel corso degli anni questo potere criminale si è consolidato divenendo, da tempo, un’assoluta egemonia del territorio.

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