Cronaca locale

Alì, prima campanella lontano da via Quaranta

Il direttore scolastico Dutto: «Invieremo i docenti che insegnano arabo alle superiori»

Augusto Pozzoli

Per Alì, 9 anni, ieri è stato il primo giorno di scuola alle elementare di via Bottego, zona via Padova. «Si è presentato con la mamma – racconta Massimo Rizza, il dirigente scolastico – con un solo documento: l’idoneità alla quarta classe rilasciato dal consolato egiziano. In base a quel documento lo abbiamo inserito nella classe di pertinenza. Ovviamente la sua effettiva preparazione va ancora accertata».
Per la prima volta, dunque, un bambino che per tre anni aveva frequentato la scuola di via Quaranta oggi siede su un banco di un istituto statale normale. Alle elementari di via Bottego l’accoglienza di un alunno straniero non è certo una novità: più del 20 per cento degli iscritti proviene dalle più disparate parti del mondo, e non a caso sulla porta che dà nell’ufficio del responsabile c’è un cartello in cui la parola direttore è scritta anche in spagnolo, in cinese e in arabo. Ma l’inserimento di Alì è diverso: «All’atto dell’iscrizione – continua il professor Rizza – mi è stato chiesto soltanto se avremmo insegnato l’arabo. Perché questo è l’impegno assunto dall’amministrazione scolastica nei confronti delle famiglie degli egiziani. Per ora il bambino è in classe, ma quanto a garantirgli le lezioni della sua lingua d’origine tutto è ancora da decidere. Che faccio? Lo tolgo da solo dalla classe per insegnargli la sua lingua? E con quale personale? Non siamo ancora pronti».
Non è detto, poi, che Alì sia l’unico bambino forzatamente escluso dalla via Quaranta che potrebbe arrivare anche nei prossimo giorni in via Bottego. «So che in via Narni, nella mia zona – continua il dirigente scolastico – ci sono altri 3 0 4 alunni che vengono, come vuole la legge, a farmi la dichiarazione di educazione paterna e poi mi portano a verifica l’idoneità del consolato egiziano dopo aver frequentato la loro scuola islamica: mi aspetto che anche loro si facciano vivi. Così come altri genitori mi hanno chiesto di iscrivere i figli che finora venivano preparati in altre moschee. Si pone dunque un problema che non abbiamo mai avuto finora, ma dobbiamo ancora attrezzarci».
Mario Dutto, il direttore scolastico regionale che ha aperto le scuole statali milanesi in alternativa alla scuola di via Quaranta, conferma che a questi alunni dovrà essere garantito l’insegnamento dell’arabo. «La prossima settimana i dirigenti scolastici coinvolti discuteranno con i responsabili del Csa come organizzarsi per accogliere i piccoli egiziani. Quanto al personale da impiegare siamo pronti: già abbiamo attivato corsi di arabo nelle superiori, con un gruppo di docenti di sicura professionalità. Allargheremo l’esperienza anche alla scuola dell’obbligo, con lo stesso rigore e serietà. Siamo impegnati a garantire il diritto allo studio secondo modalità che consenta a questi minori di ottenere una formazione adeguata». Resta aperta, poi, la via dell'istruzione paterna, «una scelta legittima che può essere presa dalle singole famiglie e che non richiede alcuna autorizzazione».
Su questa base si cerca dunque di indurre altri genitori egiziani a optare per la scuola statale: finora l’hanno scelta venti famiglie, la maggioranza resta ancora da convincere.

In via Quaranta, oggi, le lezioni in strada lasciano il posto alla preghiera del venerdì.

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