nostro inviato a Napoli
«Ho già assicurato la mia piena disponibilità a continuare assieme un cammino che è stato e che è importante e positivo». Il giorno dopo lo strappo dello Sdi, uscito dalla giunta regionale in seguito alle nomine dei vertici delle Asl, Antonio Bassolino riapre la porta del governo campano ai socialisti. Quella porta che l'assessore al Turismo Marco Di Lello aveva polemicamente chiuso con le dimissioni per protestare contro la lottizzazione delle 13 direzioni generali di Asl e aziende ospedaliere in Campania, spartite tra Ds, Margherita, Udeur (4 a testa) e Rifondazione (una). Più che una marcia indietro, però, quello del governatore suona come un invito agli alleati recalcitranti a smorzare toni e contrasti per cercare, in seguito, una soluzione accomodante. Non è la prima volta che l'ex sindaco veste i panni del sarto per ricomporre il tessuto eterogeneo della sua maggioranza. Ma in questa occasione il lavoro pare un po' più complicato. Intanto perché il malumore non si limita agli esponenti campani del partito di Boselli, comunque poco soddisfatti anche dopo la «precisazione» del presidente della Regione, al quale chiedono atti che portino a un «nuovo equilibrio politico». Nell'Unione tutti i partiti minori, rimasti fuori da quella che il consigliere socialista Felice Iossa ha definito la «grande abbuffata» delle nomine, hanno infatti deciso di puntare i piedi contro un sistema che, denunciano, è di mera e autoritaria gestione del potere: comunisti italiani, dipietristi e Verdi. Con questi ultimi che hanno annunciato di voler chiedere l'annullamento delle nomine incriminate, e sulle quali sta «indagando» anche il ministero della Salute su espressa richiesta del titolare del dicastero Francesco Storace.
Ma è dallo stesso partito del governatore che partono gli attacchi più clamorosi e preoccupanti per la larghissima, ma poco coesa, maggioranza di governo. Su tutti c'è il presidente della commissione Sanità, il diessino Angelo Giusto, che già a caldo aveva parlato di «indecente mercato delle poltrone» e che ieri ha rincarato la dose. «Abbiamo assistito a un mercatino tra i partiti del centrosinistra che hanno piazzato i loro uomini», ha sibilato Giusto, rimarcando come «l'Udeur esca bene da queste nomine». E, rispondendo indirettamente all'assessore alla Sanità Angelo Montemarano e allo stesso Bassolino, che si erano detti «soddisfatti e orgogliosi» della professionalità dei nuovi manager, l'esponente della Quercia ha aggiunto che il valore dei direttori generali precedenti «non trova riscontro nel quadro delle indicazioni date quest'anno».
Quanto alla frattura in giunta, l'assessore Di Lello ribadisce che non tornerà indietro. «Con le mie dimissioni - spiega - ho voluto sollevare quella che per noi è una questione squisitamente politica. Confermo di aver rifiutato delle poltrone che mi erano state offerte da Bassolino, e questa è la dimostrazione che non stiamo puntando i piedi solo perché non siamo stati compensati. A noi non piace una Regione a tre, gestita e guidata da Ds, Udeur e Margherita. È una questione di pesi e di equilibri nella coalizione che è necessario affrontare». E che riguarda non solo la Regione, perché anche a livello comunale «non abbiamo gradito - spiega ancora l'ormai ex assessore - il balletto del sindaco Jervolino sulla candidatura. Prima si tira indietro, poi cambia idea e si ricandida. E addio alle primarie che noi chiedevamo». Quanto basta perché Iossa parli di una «cupola», una sorta di asse tra Bassolino, De Mita e Mastella che «occupa le istituzioni». Insomma, la frattura c'è ancora, ed è vistosa, considerando che lo Sdi punta il dito anche contro altre decisioni della giunta, come quella di aumentare, nell'ultimo bilancio, Irap e Irpef per far fronte alla «voragine nei conti della sanità».
Il capogruppo regionale dei socialisti della Cdl, Massimo Grimaldi del Nuovo Psi, rimprovera però i «cugini». «Criticare quella che è stata una finanziaria regionale della peggiore specie è sacrosanto, ma lo Sdi ha votato a favore del provvedimento», spiega Grimaldi, che invita comunque Di Lello e il suo partito a una «riunione». «C'è bisogno di un partito riformista, i socialisti dovrebbero tornare insieme. E di certo non hanno nulla a che vedere con questo centrosinistra che, soprattutto in Campania, si riduce a un sistema di potere granitico creato da Bassolino, che è comunista non più in senso ideologico ma per l'occupazione della cosa pubblica, in cui pluralismo e condivisione sono concetti poco attuabili». Anche il parlamentare azzurro Francesco Maione è scettico sui motivi della crisi in Regione.
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