La Campania batte cassa, ma dimentica 815 milioni

Fabrizio de Feo

da Napoli

La prima scintilla viene accesa direttamente da Francesco Storace. È lui, il ministro della Salute a squarciare il velo e invitare tutti a dare un'occhiata nell'abisso ospedaliero della Regione governata da Antonio Bassolino con una denuncia pubblica. «La Campania ha problemi nella capacità di spesa per l'edilizia sanitaria» dice l'esponente di An. «Abbiamo segnalato alla Regione come stanno andando le cose: 815 milioni sono lì, fermi. Inutile chiedere soldi se poi non si spendono».
I fondi a cui fa riferimento il ministro non sono certo stanziamenti recenti. Risalgono addirittura alla Finanziaria del 1988 e al «programma di investimenti strutturali e tecnologici ex articolo 20 per gli ospedali della Campania». Un flusso di soldi freschi per un valore complessivo di un miliardo e 680 milioni di euro (di cui un miliardo e 110 milioni a carico dello Stato), destinati a 200 interventi che avrebbero dovuto inaugurare il «nuovo corso» delle strutture ospedaliere campane e restituire loro dignità. Invece, a distanza di 17 anni, dei 200 interventi previsti sulle varie strutture sanitarie sparse per la regione soltanto 13 progetti sono stati avviati per una spesa prevista di 310 milioni. Ci sono poi 15 progetti per i quali è stata richiesta «l'ammissione al finanziamento», per un totale di 53 milioni. Un dato sconfortante. Visto che per gli altri 171 progetti non è stata presentata neppure la progettazione esecutiva.
Il caso, come accennato, è stato portato alla ribalta da Francesco Storace, durante la sua visita sabato scorso all'istituto per la cura dei tumori di Napoli. Il ministro ha diffuso le cifre dei finanziamenti che giacciono «prigionieri» nelle casse dello Stato perché non spesi dalla Campania per realizzare le opere che la stessa Regione ha richiesto. Un sasso lanciato in uno stagno che ha increspato le acque dell'indifferenza e fatto discutere. Sì, perchè le opere programmate - che toccano ogni angolo della Campania, da Napoli al Cilento, passando per Nocera, Baronissi, Alife, Ariano Irpino - una volta realizzate potrebbero consentire di compiere un vero salto di qualità alla sanità campana, regalando un sistema d'assistenza all'avanguardia almeno per il 40% delle strutture e degli impianti. Ossigeno per una sanità in cui il degrado diffuso e l'assenza delle condizioni essenziali di sicurezza e igienicità, necessarie per definire ospedali alcune strutture, spesso non sono l'eccezione ma la normalità.
Il numero esiguo di opere avviate, però, non promette niente di buono. E ancor meno quel dato di sole 15 richieste di finanziamento, tra le quali vi è anche quella per l'Ospedale del Mare definito «in una fase intermedia», visto che all'Arsan spiegano che si sta chiudendo in questi giorni l'istruttoria a Roma che consentirà alla Regione di ottenere a breve i fondi stanziati ex articolo 20. Questo finanziamento è di oltre 60 milioni di euro (e copre metà dell'investimento complessivo per l'Ospedale del Mare che, nelle intenzioni, dovrebbe essere un ospedale «a cinque stelle», pensato sul famoso modello di eccellenza immaginato da Umberto Veronesi per le nuove strutture sanitarie).
E gli altri progetti che facevano parte dell'accordo Stato-Regione? Sono in tutto 171 e ufficialmente sono ancora in fase di progettazione esecutiva, anche se, come riporta il Corriere del Mezzogiorno, per oltre 20 opere l'anno di presentazione era stato fissato per il 2003 e per le restanti tra il 2004 e il 2005. Lo stesso quotidiano - che sta seguendo da vicino la dolorosa vicenda - riporta una previsione (decisamente ottimistica) sfornata dall'Arsan. Per l'Agenzia regionale della Sanità sarà possibile completare tutti gli interventi entro il 2009. L'augurio è che questo miracoloso sprint si possa realizzare anche se i dubbi sembrano più un esercizio di realismo che un vizio di scetticismo. Ma il punto è: come si giustifica un tale ritardo su una questione così vitale per i cittadini campani? Dove vanno ricercate le colpe? Nell'incuranza dei direttori generali delle aziende ospedaliere oppure nell'incapacità dell'Agenzia Regionale di individuare ingegneri esperti in edilizia sanitaria? I numeri e le cifre, d'altra parte, parlano chiaro. Di fatto su un finanziamento di un miliardo e 680 milioni di euro solo 380 milioni sono stati erogati per l'avvio dei tredici progetti mentre altri 53 milioni sono stati richiesti per dare il via alle gare d'appalto e poi ai lavori degli altri quindici progetti.
Infine ci sono i 60 milioni stanziati per l'Ospedale del Mare.

Ma anche altri 476 milioni di euro che non possono essere spesi perché non sono ancora stati completati altri lavori «propedeutici», avviati cioè anni fa con la prima tranche del finanziamento ex articolo 20.
E ancora: per altri 123 milioni sono state richieste delle modifiche all'accordo di programma. Il motivo? Le opere relative sono «scadute», ovvero non sono più attuali o attuabili.

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