Campania, l’ombra della Gomorra rossa: i Casalesi e quei legami a sinistra

Tra clan e politici del Partito democratico c'è una zona grigia che se coinvolgesse il centrodestra farebbe gridare allo scandalo. L’informativa bluff per infangare Cosentino. Al maxi processo Spartacus non sono stati coinvolti gli esponenti Pdl accusati sui media

Campania, l’ombra della Gomorra rossa: 
i Casalesi e quei legami a sinistra

nostro inviato a Caserta

Nicola Cosentino e non solo. Provate a immaginare se i fatti e i personaggi riportati in questa nostra inchiesta in Terra di Lavoro riguardassero il centrodestra anziché il centrosinistra. Pensate quali inchieste, quanti processi, quali e quanti scoop di giudiziaria, e che battaglie politiche e performance editoriali sul «terzo livello» politico in raccordo coi clan dei Casalesi. Già, perché se un parlamentare di centrodestra conosce un tipo che a sua insaputa è un camorrista, o lo diventerà in seguito, automaticamente è un camorrista pure lui. Idem se ha partecipato a un pranzo con trecento persone dove c’era un mezzo boss, se è stato testimone di nozze di un affiliato a una «famiglia» casertana, se aveva un parente implicato in procedimenti per associazione mafiosa, se era in una giunta sciolta per infiltrazioni criminali, se da amministratore pubblico ha dato lavoro a società delle cosche.
Ciò che vale per la destra, non vale per la sinistra. Se si dovesse ragionare alla giustizialista maniera, si rovinerebbero svariati esponenti del Pd che in questa terra vivono e fanno politica. E che, fino a prova contraria, sono da considerarsi al di sopra di ogni sospetto perché innocenti e perché nessun velinaro di procura ha avuto mai da ridire su determinate frequentazioni e modalità di comportamento che, al contrario, agli avversari politici non vengono perdonate. I riferimenti, anche processuali, ai vari parlamentari del Pdl Landolfi, Cosentino, Bocchino, Centaro eccetera non sono affatto casuali. E nonostante taluni siano additati come gli «onorevoli» dei Casalesi, al maxi-processo Spartacus, quello che ha sviscerato ogni dettaglio dei singoli clan, nessun accenno vi è nei loro confronti. Per la cronaca non c’è nemmeno il sottosegretario Nicola Cosentino, ininterrottamente indagato dal 1990.

INSIEME IN GIUNTA COL BOSS BARDELLINO

Basta qualche esempio per dare l’idea. A pagina 223 di Gomorra lo scrittore Roberto Saviano dedica parole affettuose all’unico politico che si sente di menzionare, Lorenzo Diana, già parlamentare Ds ed esponente della commissione Antimafia, vincitore del Premio Borsellino 2008. Un uomo coraggiosamente contro la camorra, che nel lontanissimo biennio ’79-’80 è stato assessore a San Cipriano d’Aversa accanto a Ernesto Bardellino (fratello del superboss Antonio, capo della Nuova Famiglia, unico camorrista ad essere ammesso alla corte di Cosa Nostra) e a Franco Diana (detto «Francuccio ’o boxer», affiliato e ucciso in cella). Di questa vicinanza politica e di presunti coinvolgimenti di suoi parenti in gravi reati ha fatto cenno in un’interrogazione parlamentare rimasta senza risposta il senatore Emiddio Novi. Fosse capitato a Cosentino, sarebbe già ad arrostire al rogo. E che dire di quel che accade da sempre a Pignataro Maggiore, con l’ex sindaco Giovangiuseppe Palumbo, Pds, legato a Diana, marito della nipote del boss del paese Vincenzo Lubrano, mandante dell’omicidio del giudice Imposimato e parente di Raffaele Lubrano ucciso in una faida di camorra nel 2002?

LE PARENTELE SCOMODE E LE DONNE DEI CAPI

Al contrario, all’attuale sindaco Giorgio Magliocca del Pdl, è accaduto di tutto allorché è riuscito a far acquisire al Comune gli immobili sequestrati ai clan Nuvoletta, Ligato e Lubrano: quando si trattava di deliberare l’acquisizione dei cespiti confiscati, in aula si sono però presentate, urlando, alcune donne dei clan: «Ma come, proprio tu Magliocca che sei stato a cena con Lello Lubrano per chiedergli i voti». Tempo quattro anni e quella frase viene ripresa e rilanciata in consiglio comunale da Raimondo Cuccaro, ex assessore Pci, poi Pd. Ovviamente la sparata diventa un’inchiesta. C’è da capire se Magliocca s’è davvero incontrato al ristorante Ebla di Triflisco coi criminali del luogo. Cuccaro chiama a testimoniare le donne e i parenti dei boss (sic!), che ovviamente confermano. Ma quando tocca ai ristoratori testimoniare, la smentita è categorica: «Magliocca non lo abbiamo mai visto nel nostro ristorante, piuttosto al locale è venuto Cuccaro». E sarebbe venuto per chiedere ai ristoratori di confermare in aula la versione della signora Nuvoletta. Per questo è finito lui indagato per intralcio alla giustizia.
Per fare un esempio di come ci si potrebbe impegnare a distruggere una brava persona come l’onorevole Pina Picierno, responsabile nazionale della legalità per il Pd, basterebbe ricordarle alcune vecchie vicende riguardanti lo zio che al matrimonio volle come testimoni di nozze il capocamorra Lello Lubrano e Rosa Nuvoletta, figlia di Lorenzo, il mammasantissima di Marano.

GLI APPALTI D’ORO

AGLI STRAGISTI DI SETOLA

Un po’ più d’attenzione da parte dei media, con il dovuto spirito garantista, meriterebbe invece la vicenda che ha avuto per oggetto l’ex presidente Pd della Provincia di Caserta, Alessandro De Franciscis, uno che nel 2005 è riuscito nell’impresa di sconfiggere l’uomo politico che avrebbe dovuto avere in mano tutti i voti dei clan e che invece ha perso miseramente al primo turno: sempre lui, Nicola Cosentino. Al di là dell’inquietante frase di De Franciscis scovata dal Giornale fra i brogliacci dell’inchiesta della procura coordinata dal suocero dell’ex presidente della Provincia casertana, inchiesta sul Prg di Casagiove («Antonio, naturalmente tu adesso mi ricambi il favore con la camorra di Casale...») quel che obiettivamente meriterebbe attenzione sono i 400mila euro d’appalti finiti a una società (la Generale Impianti) riconducibile alla famiglia di Giuseppe Setola, non uno qualunque, ma il capo indiscusso dell’ala stragista dei Casalesi. Su questo filone l’ex assessore di De Franciscis, Fernando Bosco, da una settimana è indagato per abuso d’ufficio aggravato dall’articolo 7 (metodo mafioso).

LE RELAZIONI SOSPETTE E LA SCORTA BOOMERANG

La stessa ditta, e lo stesso riferimento sanguinario, hanno spopolato anche nel vicino comune di Calvi Risorta guidato dal sindaco Pd Giacomo Zacchia, aggiudicandosi anche qui appalti per migliaia di euro. E ancora, seguendo lo sputtanamento giustizialista, si potrebbe colpire facilmente il sindaco Pd di Gricignano d’Aversa (impallinato da tre pentiti), oppure il parlamentare dell’Idv, Franco Barbato, che ha chiesto al ministro Maroni una scorta per Gaetano Manna, un personaggio già segnalato dai carabinieri, discusso per alcune sue disavventure, ritratto qui a sinistra, in foto, insieme all’assassino del fratello del giudice Imposimato.

L’INFORMATIVA BLUFF SU COSENTINO E I CLAN

In questo gioco al massacro (a senso unico) quel che davvero indigna è scoprire che, per arrivare a incastrare l’attuale sottosegretario Nicola Cosentino, sette anni fa si è ricorsi a informazioni rivelatesi «false». Notizie contenute in un’informativa della Guardia di finanza dell’11.11.2003 utilizzata per iniziare a coinvolgere il centrodestra in vicende relative al disciolto Consorzio per lo smaltimento dei rifiuti Ce4 (diventato l’alibi per spiegare la devastazione del territorio prodotta dalla gestione rifiuti di Bassolino) e a quelle della società mista pubblico-privata che ne ha rappresentato il braccio operativo nelle altre attività dettate dall’emergenza rifiuti, l’Eco4 dei fratelli Orsi, equiparato al braccio operativo della camorra sui rifiuti quando si fa finta di non sapere che fu proprio la gestione commissariale di Bassolino ad affidare la raccolta dei rifiuti direttamente al Ce4-Eco4.

In quell’informativa si definiscono «di destra» personaggi cruciali nello snodo dei rifiuti che sono dichiaratamente di sinistra; si attribuisce al sindaco di Sessa Aurunca il suo essere «di destra», quando dal ’95 comanda ininterrottamente il centrosinistra; si fa riferimento a una ventina di sindaci nell’ambito del Consorzio che avrebbero subito pressioni dai clan, e non s’è trovato un riscontro nelle indagini e nei processi in corso; per irrobustire il ruolo della camorra si asserisce che il famigerato Ce4 è stato l’unico consorzio a dotarsi di una società operativa per il servizio di raccolta, quando è dimostrato l’esatto contrario. E ancora molto altro. Insomma, un gran pasticcio. Su cui prima o poi si dovrà fare luce perché non solo nel caso Cosentino tornano poche cose, a cominciare dai pentiti.

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