Massimo Malpica
nostro inviato a Napoli
La superstizione non c'entrerà, ma di certo le tredici nomine dei direttori delle Asl e dei principali ospedali della Campania non hanno portato bene alla giunta Bassolino. E nemmeno le «sessioni segrete» ospitate a Nusco da un professionista dei riti della Prima Repubblica come Ciriaco De Mita, nemmeno quelle riunioni intime per trovare insieme all'assessore regionale alla Sanità Angelo Montemarano, anche lui della Margherita come l'ex leader democristiano, la formula magica per dividere le 13 poltrone sono bastate a scongiurare la frattura. E Sant'Antonio d'Afragola non ha potuto evitare che la crisi di giunta, da paventata, diventasse concreta. Così, quando all'alba del 31, dopo una notte a lavorare un po' di bilancia e un po' d'accetta, la formula è stata resa nota, sono cominciati i problemi. La formazione «4-4-4-1», con dodici posti assegnati in parti uguali a Ds, Udeur e Margherita e l'ultimo a Rifondazione, si è dimostrata piuttosto vulnerabile agli attacchi. Sia degli avversari, pronti a rimarcare la spartizione vecchio stampo in un campo quanto mai caro all'opinione pubblica come la sanità, sia degli alleati restati a bocca asciutta. Tanto che, mentre il Pdci lancia bordate all'ex sindaco del «rinascimento napoletano» - i cui fasti veri o presunti appaiono sempre più lontani - accusandolo di «pratiche autoritarie» e strizzando l'occhio a Sdi e Verdi restati anche loro a mani vuote, l'assessore al Turismo Marco Di Lello, esponente dello Sdi nel governo regionale, si dimette dalla giunta e spara a zero contro il «blocco di potere» Ds-Udeur-Margherita, criticando nel merito e nel metodo i nuovi vertici. Frutto di nomine «immorali e ingiuriose», come le ha definite a caldo, tre giorni fa, il segretario campano dei socialisti dell'Unione, Fausto Corace, mettendo in guardia dal patto a tre che «nella sanità aveva portato a quel disastro al quale abbiamo cercato di porre riparo». Giusto per non alzare i toni.
Intanto da Roma il ministro della Salute Francesco Storace annuncia di voler fare chiarezza su quelle nomine in odore di lottizzazione e ordina l'apertura di un dossier per esaminare la rispondenza dei nuovi manager politicamente targati ai requisiti e ai criteri previsti dalla legge. E anche l'opposizione a livello locale protesta contro la scelta dei 13: fioccano esposti alla magistratura come quello del deputato di An Marcello Taglialatela, che chiede alle procure di Napoli e Avellino se per i partecipanti ai summit semi-segreti non sia configurabile il reato di abuso in atti d'ufficio, ma anche comunicati stampa al vetriolo, o semplicemente sarcastici, sugli «accordi del caminetto», i «pellegrinaggi» a Nusco e il ritorno in auge del manuale Cencelli.
Ma, mentre il sistema di potere messo in piedi dall'ex supersindaco napoletano comincia a scricchiolare anche a livello regionale, i protagonisti dell'ultima polemica difendono a oltranza le scelte. De Mita rivendica alla politica il potere di quelle nomine, Montemarano addirittura si dice non solo «sereno» ma anche «orgoglioso» dei manager scelti, «tecnici di assoluta competenza, il meglio a disposizione». L'assessore respinge le accuse dei socialisti affermando di non comprenderne le «valutazioni politiche», pur ammettendo che politica la scelta lo è stata, «come lo è quella del governo quando nomina il governatore di Bankitalia». Un paragone che non va giù a Storace: «Il governo non ha agito da solo - ha chiosato il ministro -, ma ha consultato l'opposizione per scegliere il governatore. In Campania non hanno consultato nemmeno lo Sdi, il che potrebbe risultare persino positivo: il problema è capire se i nomi sono estranei alla lottizzazione oppure no». E Bassolino? Il governatore minimizza, parla di giudizio «complessivamente positivo» sulle nomine «improntate a criteri di competenza e professionalità». E mentre Di Lello volta le spalle alla giunta con una lettera indirizzata proprio al presidente della Regione, e Corace assicura «non collaboreremo con la giunta», Bassolino afferma candido che anche con lo Sdi «ci sono le condizioni per portare avanti un cammino unitario».
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